Stranieri e lavoro sommerso fenomeno tipicamente siciliano - QdS

Stranieri e lavoro sommerso fenomeno tipicamente siciliano

Michele Giuliano

Stranieri e lavoro sommerso fenomeno tipicamente siciliano

martedì 11 Maggio 2010

Sono solo 4.650 le quote per l’assunzione di lavoratori stagionali, cifra irrisoria per l’Isola. Concorrenza sleale tra imprese una delle conseguenze temute da Coldiretti

PALERMO – Fenomeno dei lavoratori stranieri irregolari in Sicilia “non quantificabile”. Tradotto vuol dire che l’effetto è devastante e talmente ampio che è davvero impossibile potere tracciare un dato statistico.
La Sicilia resta ancora una volta terreno fertile per il lavoro nero, specie quando di mezzo ci sono gli extracomunitari, vittime principali di queste dinamiche irregolari. Appare quindi solo un palliativo l’autorizzazione del ministero del Lavoro ad assumere in Sicilia 4 mila 250 lavoratori stagionali stranieri. Una quota misera che non potrà incidere granchè sul reale impatto del fenomeno nell’Isola.
Intanto proprio in questi giorni è stato dato il via libera alle domande di assunzione per i lavoratori extracomunitari stagionali che potranno essere presentate per via telematica fino alle 24 del 31 dicembre prossimo. Le assunzioni potranno essere effettuare per imprese che lavorano nel settore agricolo e in quello turistico-alberghiero. Ad incidere in Sicilia in forma predominante è sicuramente l’agricoltura che resta un settore difficilmente controllabile.
Il presidente regionale della Coldiretti, Alfredo Mulè, traccia l’attuale situazione: “Il fenomeno del lavoro nero esiste sicuramente ed è difficile anche calcolare i numeri di questo perché i lavoratori irregolari sono incontrollabili e, dunque, difficili da quantificare”.
Il decreto del governo nazionale autorizza l’assunzione di lavoratori con nazionalità Serba, montenegrina, bosniaca, macedoni, kosovari, croati, indiani, ghanesi, pakistani, del bangladesh, Sri Lanka ed ucraini. Oppure di cittadini di paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria (Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto); cittadini titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2007, 2008 o 2009. Non tutto il contingente è stato effettivamente ripartito: 6 mila 870 quote saranno attribuite successivamente in base a ulteriori fabbisogni territoriali e le restanti 4 mila quote saranno destinate a progetti speciali avviati dalla direzione generale dell’immigrazione nell’ambito di forme di collaborazione internazionale. Ma comunque il fenomeno non verrebbe totalmente intaccato anche da questa eventuale aggiunta di quote nell’Isola.
Il decreto flussi prevede anche una quota di 4 mila ingressi di lavoro autonomo, e all’interno di questa quota è possibile, fino a un massimo di mille e 500 unità, la conversione dei permessi di soggiorno per motivi di studio e formazione professionale in permessi di soggiorno per lavoro autonomo.

La Coldiretti non nasconde una generale preoccupazione: “L’effetto principale e più dannoso del fenomeno del lavoro nero – spiega Mulè – è la concorrenza sleale tra le imprese, perché assieme alle aziende oneste, che pagano regolarmente i loro lavoratori, ci sono quelle che non rispettano le leggi sottopagando la forza lavoro. E i primi a essere sfruttati in questo senso sono ovviamente gli extracomunitari”.

 

 
L’approfondimento. Colf e badanti gli irregolari dilagano
 
PALERMO – Sono circa 20 mila i lavoratori domestici stranieri che lavorano in nero nelle case dei siciliani. Una cifra due volte superiore rispetto agli 11 mila 809 regolarmente registrati all’Inps. La stima è dell’Osservatorio di genere di Arcidonna, che ha rielaborato e incrociato i dati dell’indagine dell’Università Bocconi sul lavoro domestico con i dati dell’Istat e dell’Inps. Del resto, il numero di irregolari nel settore dei servizi alla persona e alle famiglie non dovrebbe stupire più di tanto, visto che a febbraio scorso su 12 mila 454 domande presentate per la regolarizzazione di assistenti domestici in Sicilia ben 8 mila e 35 sono state rifiutate. “Il problema della scarsa presenza di donne nel mercato del lavoro – scrive Arcidonna – non può non essere collegato con l’impossibilità da parte delle siciliane di conciliare vita e professione. Per superare questo ostacolo è necessario innanzitutto innovare il welfare regionale e aumentare l’investimento pubblico in servizi alle famiglie e alla persona, partendo magari dagli asili nido. Altra politica da perseguire è sicuramente quella di implementare il settore privato dei servizi domiciliari, favorendo, tra le altre cose, l’emersione dal lavoro nero.

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