Il vento dei soldi soffia in Sicilia - QdS

Il vento dei soldi soffia in Sicilia

Rosario Battiato

Il vento dei soldi soffia in Sicilia

giovedì 27 Maggio 2010

Energia. La speculazione nascosta dietro le pale.
Soffi & spifferi. Il vento non ha affatto spazzato via l’imbarazzante gestione passata delle pale eoliche nell’Isola. Gli interessi delle cosche malavitose e degli speculatori si mischiano pertanto agli imprenditori seri.
Rivoluzione & bluff. L’Isola ha i costi più alti nella produzione di energia: è uno dei motivi che hanno spinto le società ad alzare le pale che godono, inoltre, di incentivi e del sistema dei certificati verdi.

PALERMO – La triste pagina dell’eolico siciliano non si è affatto conclusa. La scelta del governatore Lombardo di puntare sul fotovoltaico non ha chiuso il capitolo del malaffare che sull’energia dal vento ha dominato in lungo e in largo durante la prima fase della terza rivoluzione industriale siciliana. Sul business dell’eolico l’inchiesta di Roma si allarga comprendendo trasversalmente diverse regioni italiche dalla Sicilia alla Lombardia passando per la Sardegna e la Calabria.
Il procuratore della direzione nazionale antimafia Pietro Grasso ha deciso di avviare un coordinamento nazionale tra le varie Procure visto che attorno il vento non ruotano solo gli interessi di chi vede nell’energia verde il futuro dell’Europa ma anche le ombre del connubio tra imprenditoria e mafia.
 
Ma perché l’eolico è così conveniente? Proviamo a spiegarlo.
Fino alla clamorosa inversione di tendenza voluta da Raffaele Lombardo all’inizio del suo incarico da governatore, il megaeolico era stato il padrone incontrastato dell’energia verde isolana. Un primato che tuttora resta vincolato al “peso” che quest’energia riveste nel panorama isolano delle rinnovabili: 80% sul totale da Fer (Fonti energetiche rinnovabili). Un dato che certifica l’imprimatur di regina delle rinnovabili siciliane e che assieme all’eolico pugliese conquista il 50% del mercato nazionale.
L’ultimo rapporto 2010 sull’eolico in Italia dell’Aper (Associazione produttori energia da Fonti Rinnovabili) attesta che “analizzando la distribuzione della potenza installata, le regioni che maggiormente ospitano impianti si confermano la Puglia con 1.158 MW e la Sicilia con 1.116 MW, “regione che si distingue per un tasso di crescita di circa 41% rispetto al 2008”.
Se l’eolico vola i motivi sono diversi, ma tutti principalmente di natura pecuniaria. A partire dalla vendite dell’energia alla rete: l’Isola ha i costi più alti d’Italia in termini di energia elettrica. Ecco cosa ci dice l’ultimo rapporto dell’Autorità per l’Energia. “I prezzi zonali di vendita sono variati tra i 82,92 €/MWh del Nord, che si conferma la zona con i prezzi più bassi, e i 119,63 €/MWh della Sicilia”. La Sicilia ha fatto registrare un aumento macrozonale del 50,5% rispetto al 2007.
Ma non basta. A questi vantaggi non indifferenti della produzione eolica siciliana si aggiungono i costi dei certificati verdi, per i quali nel 2009 il Gestore dei Servizi Elettrici ha fissato come prezzo di offerta dei propri CV 88,66 euro/MWh al netto di Iva. Nell’Isola la produzione da Certificati Verdi ammonta a 1.397,8 GWh su 1.537,3 GWh della produzione totale da Fer. Insomma, un vorticoso giro di euro su cui persino l’Autorità per l’Energia ha espresso perplessità riportate nella Memoria per l’audizione presso la Commissione straordinaria per la verifica dell’andamento generale dei prezzi al consumo e per il controllo della trasparenza dei mercati del Senato della Repubblica.
I meccanismi incentivanti infatti ricadono direttamente sui cittadini – 400 milioni per il 2008 e oltre 1 miliardo per 2012 – e la situazione non migliora con quanto previsto dalla Finanziaria 2008, ovvero del ritiro dei certificati verdi invenduti per altri 600 milioni di euro. L’Autorità valuta così una cifra complessiva che nel 2020 sarà di 7 miliardi di euro all’anno con ricadute imparziali sulla bolletta, perché i meccanismi di incentivazione saranno pagati dai consumatori, non sulla base del reddito ma dei consumi.
Le perplessità non si fermano qui. Lo scorso anno Fabio Granata ha denunciato come nel 70%/80% dei casi le pale eoliche isolane girano a vuoto, cioè senza essere realmente attaccate alla rete elettrica. Problemi di sovraccarico della rete? In realtà proprio lo scorso anno Terna ha assicurato che la rete sarebbe stata in grado di sostenere tutta l’energia prodotta. Ma non importa, perché gli incentivi piovono ugualmente da ogni parte. In Danimarca – sostiene in documento l’associazione Geo Ambiente e Territorio –  l’eolico costituisce il 20% dell’energia complessiva prodotta, mentre in Sicilia la produzione da Fer complessiva ammonta a 1.537,3 GWh su 24.097 GWh. Peccato che da noi le pale si sono diffuse praticamente ovunque. Vento o non vento.
 

 
La contromossa. Produzione reale per arginare la speculazione
 
PALERMO – “Si riesce ad essere rapidi solo quando ci sono di messo gli interessi della lobby dell’eolico, mentre per i piani del paesaggio, che servono appunto a contrastare le violenze sul territorio non c’è mai tempo”.  Leandro Janni di Italia Nostra non usa mezzi termini quando si tratta di attaccare il business oscuro dell’eolico. Secondo gli esperti un vento di 5 o 6 m/s è il livello minimo per poter cominciare lo sfruttamento eolico, ma la velocità del vento cresce elevandosi dalla superficie, anche perché presso le aree ventose bisogna comunque arrivare oltre gli 80 metri di altezza per avere dei valori intorno agli 8 m/se quindi maggiore produttività. Adesso pare si stia prendendo qualche misura: incentivi solo per la produzione reale di energia e non per l’impianto sulla carta e fine della figura dello sviluppatore che innescava il meccanismo di compravendita delle licenze con passaggi non sempre proprio cristallini. Anche in quest’ottica bisognerà sorvegliare perché per produrre di più le pale diventeranno più invasive e senza i piani del paesaggio a proteggere il territorio si correrà il rischio di essere schiacciati dal vento.

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