Tremonti ha ragione, cialtrone chi non spende - QdS

Tremonti ha ragione, cialtrone chi non spende

Carlo Alberto Tregua

Tremonti ha ragione, cialtrone chi non spende

sabato 10 Luglio 2010

Occorre assumersi le responsabilità

Il ministro dell’Economia ha parlato di cialtroneria. Il termine significa essere cialtrone per abitudine o per natura. A sua volta, fra i vari significati, cialtrone è persona sciatta che nel lavoro sia solita abborracciare.Come definire meglio di così chi non fa il proprio dovere? Il dovere di questa Regione, ceto politico e burocratico, è di fare sviluppare le attività portando sul mercato tutte le risorse finanziarie disponibili e attraendo altre risorse da tutto il mondo per investimenti in un meraviglioso territorio che offre opportunità potenziali sempre utilizzate poco.
Gli unici veri investimenti, nel corso dei decenni, sono stati quelli dei petrolieri perchè qui hanno trovato un ceto dirigente servile e hanno potuto insediare stabilimenti altamente inquinanti, senza mai aver pagato contropartite disinquinanti.
Al riguardo, fa specie sentire le pressioni del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, perchè il Governo regionale approvi l’installazione di tre termovalorizzatori da oltre 500 mila tonnellate.

Si tratta di impianti obsoleti e superati che industrie del Nord non sanno a chi vendere: un’ulteriore forma di colonizzazione inaccettabile.
A fronte di una forte denuncia di questo screanzato tentativo, vi è la soluzione costituita da impianti che possano servire una provincia o porzione di essa e quindi avvicinino la responsabilità del ciclo degli Rsu (Rifiuti solidi urbani) ai cittadini, i quali possano sorvegliare l’efficienza del servizio.
Nell’ambito di un Piano regionale, ogni Provincia, sotto forma di Consorzi di Comuni, o Consorzi di Comuni di dimensioni minori, debbono avere la facoltà autonoma di acquistare tali impianti e di gestire senza interferenze un servizio locale.
Le risorse per investimenti ci sono, ma restano accantonate per incapacità degli amministratori regionali e locali di utilizzarle. Chi ha la responsabilità di guidare una Regione importante come la Sicilia deve mettere in atto dei congegni legislativi e amministrativi che siano cogenti nei confronti della propria amministrazione e di quella degli Enti locali. I direttori generali che non spendono devono essere revocati, i sindaci che non fanno progetti devono decadere per legge.

 
Tremonti ha ragione quando definisce cialtroneria la semplice fotografia del fatto che su 44 miliardi di Fondi ne sono stati spesi solo 3,6, meno del 10 per cento. Si potrebbe definire in altro modo ma non ci preoccupiamo di un lessico fantasioso, bensì del fatto in quanto tale. Solo la Sicilia in tre anni e mezzo del Piano 2007/13 avrebbe potuto spendere la metà, pari a circa 9 miliardi e non è arrivata neanche al 10 per cento. Manca, quindi, sul mercato isolano, la liquidità conseguente, con un’accentuazione di problemi per tutti. Si tratta di vera irresponsabilità. Se nessuno risponde della propria missione, c’è il caos. Come definire la mancata spesa di 9 miliardi?
Deve finire il gioco dello scarica- barile, per entrare in un percorso virtuoso in cui ogni pezzo della società siciliana faccia l’intero proprio dovere. Senza di che, si continueranno a rimbalzare le colpe, un meccanismo privo di risultati positivi.

L’incertezza della situazione politica è causa di un procedere insicuro e incerto, il che comporta una perdita del prezioso tempo che non abbiamo più.
Vi è una discussione continua fra tutte le componenti di maggioranza e opposizione che in un caleidoscopio in continuo movimento si uniscono e si separano. La situazione regionale riflette quella nazionale nella quale ognuno aspetta di far fuori l’avversario o il compagno, senza peraltro guardare quello che c’è dopo.Tutto ciò infischiandosene dei siciliani e soprattutto dei 236 mila disoccupati, secondo l’Istat, che ormai vivono in condizioni difficili perchè in molti non hanno la preparazione sufficiente per rispondere alle numerose opportunità di lavoro che ci sono anche in Sicilia.
Da noi abbiamo anche questa carenza: una modestia professionale che non rende competitiva nel suo complesso la comunità isolana con quella delle più avanzate regioni del Nord Italia e dell’Europa. Anche a questo dovrebbe pensare il ceto politico, guardando avanti e abbattendo il tasso di rissosità che è un danno per tutti, nessuno escluso.

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