La Regione regala le spiagge ai privati - QdS

La Regione regala le spiagge ai privati

Rosario Battiato

La Regione regala le spiagge ai privati

sabato 24 Luglio 2010

Ambiente. Mare “nostrum” a prezzi stracciati.
“Svendita”. I prezzi sulle concessioni demaniali delle spiagge imposti dalla Regione Siciliana appaiono ultra scontati se confrontati con regioni che con molte meno coste guadagnano di più.
Poche eccellenze. Sulle nostre coste i soliti drammi: cemento abusivo, piattaforme petrolifere, scarsa depurazione e servizi scadenti se non assenti. Le eccellenze premiate sono troppo poche.

PALERMO – Qualche giorno fa la protesta del Sib (Sindacato degli imprenditori balneari) per  richiedere al ministero per il Turismo un accordo generale sulle tariffe delle concessioni demaniali e la reazione alle pressioni europee affinché l’Italia si decida ad applicare, anche nel settore balneare, la direttiva europea “Bolkenstein” sulla concorrenza che bloccherebbe la pratica dei rinnovi sistematici ed automatici delle concessioni senza il ricorso all’asta pubblica. Ma attualmente non si può certo dire che gli stabilimenti balneari non abbiano goduto di una protezione più che benevola. Intanto la situazione qualitativa dei servizi in spiaggia non è ancora al top e lo stato del litorale soffre di incuria e illegalità diffuse. Sulle nostre coste i soliti drammi: cemento abusivo, piattaforme petrolifere, scarsa depurazione e servizi scadenti se non assenti.
 
La costa balneabile isolana resta sopra la media italiana, secondo l’ultimo rapporto 2010 del ministero della Salute, anche se mancano i servizi in spiaggia e le punte di eccellenza sono davvero pochissime.
Recentemente la Corte dei Conti, sulla base dell’audizione alla commissione per l’Attuazione del federalismo, ha fissato in 97 milioni di euro la cifra che lo stato riscuote dalle Regioni in termini di riscossioni di canoni e indennizzi. Esclusa dalla lista redatta dalla Corte dei Conti la Sicilia i cui proventi sono già attribuiti su base regionale.
L’Isola incassa dalle sue concessioni quasi 9 milioni di euro, secondo il rendiconto 2008 della Regione, a fronte di 922,9 chilometri di costa balneabile. Una cifra inferiore al tesoretto che, nel caso della riforma, passerebbe dallo Stato all’Emilia-Romagna, 11 milioni e mezzo di euro per 99 chilometri di costa balneabile, oppure al Veneto, poco più di 10 milioni e mezzo di euro per 99 chilometri di costa balneabile, o alla Toscana, 10 milioni di euro per 392 chilometri di costa balneabile, o alla Liguria, 9 milioni e mezzo per 280 chilometri di coste balneabile.
Dati che attestano come la spiaggia siciliana sia sul mercato decisamente appetibile, visto i prezzi ultra scontati delle nostre concessioni. Così un chilometro balneabile dell’Isola costa in media circa 9.600 euro mentre in Veneto si arriva ad una media di 108 mila euro, in Romagna 116 mila euro, in Friuli 50 mila euro. Ovviamente sono dati generali che andrebbero ulteriormente approfonditi calcolando le differenti tipologie di concessioni, che comprendono strutture differenti per cui esistono canoni più o meno onerosi. Inoltre, la morosità resta un fenomeno assai diffuso che si è attestato sul 25%.
Alle basse concessioni si associano le poche punte di eccellenza. Delle 31 spiagge censite da Legambiente e dal Touring Club solo Santa Marina di Salina, gioiello delle Eolie in provincia di Messina, San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, e Noto, in provincia di Siracusa, possono vantare le ambite 5 vele per tutta una serie di fattori che passano dai servizi ai disabili alla sostenibilità ambientale fino alle bellezze architettoniche e paesaggistiche rintracciabili in loco.
Anche l’altro prestigioso riconoscimento internazionale, le celeberrime bandiere blu distribuite dalla Fee (Foundation for Environmental Education) ha premiato in Sicilia 4 località: Marina di Cottone a Fiumefreddo di Sicilia in provincia di Catania, Pozzallo e Marina di Ragusa in provincia di Ragusa, e Menfi in provincia di Agrigento. Ma ci sono anche le segnalazioni di rischio per i natanti sulla base della qualità delle acque. Il Wise (Water Information System for Europe) ha aggiornato lo scorso giugno i valori del litorale isolano in riferimento al 2009, tuttora disponibile on-line, certificando 3 bandiere rosse, tutte in provincia Messina.
La Sicilia – secondo il dossier Mare Mostrum 2010 di Legambiente – si piazza poi al terzo posto nazionale per numero di infrazioni (1.267), e assieme a Campania e Puglia costituiscono il 59% dei reati d’Italia (55,5% nel 2008). Sempre nel 2009 sono state 1.515 le persone denunciate e arrestate e 1.010 i sequestri effettuati nell’Isola, secondo il dossier dell’associazione del cigno. I punti critici? Sono i soliti. Tra i 178 centri urbani (74 solo in Sicilia) nel mirino della Commissione europea per il cattivo funzionamento dei sistemi di trattamento delle acque reflue urbane, spiccano alcuni comuni importanti – principalmente meridionali – e soprattutto Palermo, Messina e Catania. Poi ci sono le piattaforme petrolifere, il cemento abusivo e le zone industriali.

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