Tutti gli ecomostri che rovinano le più belle spiagge della Sicilia - QdS

Tutti gli ecomostri che rovinano le più belle spiagge della Sicilia

Tutti gli ecomostri che rovinano le più belle spiagge della Sicilia

martedì 03 Agosto 2010

Pubblicati nel Mare Monstrum 2010 di Legambiente alcuni degli scempi dell’abusivismo isolano. Manufatti che stanno lì da decenni e sopravvivono alle sentenze di demolizione

PALERMO – Alcuni degli ecomostri siciliani censiti da Legambiente nel Mare Monstrum 2010. Costruzioni della vergogna ancora in piedi, sopravvivono da decenni accogliendo come un pugno nello stomaco chi si reca in alcuni dei luoghi più affascinanti del litorale siciliano senza che nessuno si occupi della loro sorte. L’Isola che con la Campania e la Calabria si contende ogni anno lo scettro del cemento costiero illegale. Dove non si parla di demolizioni e dove le ruspe hanno spento i motori da molti anni.

1- Lampedusa (Ag)
Ancora senza piano regolatore dopo la doppia bocciatura ricevuta dalla Regione Sicilia. Nell’Isola vivono quasi 6 mila, ma il numero attuale di case è di gran lunga maggiore rispetto al fabbisogno. In cantiere tanti i progetti edilizi: sotto controllo ci sono parcheggi, villette e piccoli “magazzini per gli attrezzi”. Ancora avvolto dal mistero il Piano paesistico che dovrebbe delimitare aree a inedificabilità assoluta. Lo scorso aprile con una sola delibera sono stati venduti 188.000 metri quadri di demanio comunale: superfici su cui, secondo le leggi, non ci si potrebbe costruire nulla più che un magazzino per gli attrezzi, o un ricovero per un paio di pecore. “Ma gli acquirenti – avverte Legambiente Lampedusa – puntano a fare ville con piscina, residence, impianti produttivi. Tanto poi chi li controlla?”.

2 – Pizzo Sella (Pa)
La “collina del disonore”: un milione di metri quadrati di cemento abusivo utilizzati, dalla fine degli anni ’70, per costruire scheletri di villette in un’area scoscesa e rocciosa sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico alle spalle del mare di Mondello. Uno scempio che resiste dopo decenni e il susseguirsi delle sentenze. Potrebbe trasformarsi nell’ennesima beffa dopo la sentenza della Corte d’appello: i proprietari di 14 case avrebbero acquistato “in buona fede”, quindi non possono essere considerati complici. Una sentenza che potrebbe dare avvio a una stagione di ricorsi da parte delle decine di abitanti che vivono nelle case terminate prima della confisca.

3 – Triscina (Tp)
Il lungomare di Triscina detiene un record: più di 5 mila case sono fuorilegge (di cui circa 1.000 insanabili nonostante i tre condoni edilizi). Una storia pluridecennale di abusivismo perpetrato in un’area prossima al sito archeologico di Selinunte. Legambiente ha fatto una proposta che oggi il sindaco ha deciso di considerare: rinaturalizzare la duna di Triscina attraverso la delocalizzazione delle case esistenti nella fascia dei 150 metri dalla costa in un’area di nuova edificazione.

4 – Realmonte (Ag)
Tre palazzine mai finite sulla spiaggia di Lido Rossello. “Nei primi anni Novanta – spiega Legambiente -, utilizzando uno strumento urbanistico scaduto e in totale violazione del vincolo paesistico, alcuni assessori rilasciarono a sé stessi una serie di concessioni edilizie per realizzare palazzine in riva al mare”. Nel 1993 la magistratura annulla la concessione e blocca i lavori. L’ultima sentenza è del 2005: bisogna abbattere. Ma a giugno 2010 gli orribili scheletri di Lido Rossello sono ancora in piedi.
A Scala dei turchi il tristemente famoso scheletro di un albergo la cui prima concessione edilizia risale al 1989. Nel 2006 impugnando l’ordine di sospensione dei lavori della magistratura, la proprietà avrebbe ottenuto un parere favorevole dal Consiglio di Giustizia Amministrativa che gli consentirebbe di completare i lavori sui lotti già edificati.

5 – Oasi Simeto – Catania
Un’opera di lottizzazione iniziata dalla metà degli anni 70 nei pressi della foce del fiume Simeto. In pochi anni sorsero dei villaggi abusivi lungo la costa prosciugando le zone umide per far posto alle costruzioni. L’abusivismo edilizio incontrastato è continuato anche dopo l’istituzione della riserva naturale nel 1984. Circa 3 mila le costruzioni abusive presenti nell’area. Grazie alle pressioni di Legambiente e altre associazioni ne sono state demolite 120. “Alle responsabilità degli amministratori comunali – afferma il Mare monstrum -, si affiancano quelle dell’Enel che ha dotato le case di energia elettrica e quelle della Regione che ha istituito la Riserva, ma non si è opposto alla nascita di una cittadella abusiva al suo interno”.

6 – Santa Caterina (Ct)
L’albergo Aloha mare è una orribile costruzione di cemento armato mai finita che campeggia da 35 anni su una scarpata a picco sul mare all’interno della Riserva naturale della Timpa. Iniziato nel 1975 con uno scavo nella roccia, provocò una forte reazione nell’opinione pubblica e nel 1977 il Comune bloccò i lavori. Ancora oggi l’intelaiatura in cemento armato e l’insensato sventramento realizzato dalla strada sono in bella vista affacciati sulla Timpa.

7 – Piraino (Me)
La “Grande Muraglia” è uno degli interventi più controversi e impattanti avviati negli ultimi anni sulla costa tirrenica della provincia di Messina. Un’opera in evidente contrasto con il Prg che prevedeva interventi di ingegneria naturalistica per mettere in sicurezza il versante. Invece si è deciso di costruire muraglioni.
Altra opera contestata: la lottizzazione “Torre delle Ciavole” nella frazione di Gliaca di Piraino. I lavori, in corso da oltre 25 anni, hanno sconvolto il ripido versante posto di fronte all’antica Torre, segnandolo pesantemente.

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