Agricoltura, la filiera infinita che penalizza il consumatore - QdS

Agricoltura, la filiera infinita che penalizza il consumatore

Michele Giuliano

Agricoltura, la filiera infinita che penalizza il consumatore

mercoledì 25 Agosto 2010

Troppi passaggi tra intermediari, costi esorbitanti sul bancone del fruttivendolo e produttori in crisi. Antitrust: i prezzi dell’ortofrutta crescono di tre volte dalla produzione al consumo

PALERMO – Allarme filiera lunga nell’agricoltura siciliana, con rincari sino al 300 per cento per via di un’intermediazione dietro l’altra prima che il prodotto finisca al consumatore finale. Questione risaputa ma che si è ufficialmente aperta all’Ars con il deputato regionale Francesco Musotto a portare alla ribalta un problema che non si è mai affrontato con determinazioni concrete. “Occorre rivedere il complesso e perverso sistema – dice Musotto – che porta a centuplicare i costi dal produttore al consumatore. In tutti i settori agricoli, da quello agrumicolo a quello cerealicolo, vi è un divario incredibile fra costi alla produzione e al consumo, con un aggravio che pesa sui due punti intermedi della catena: i produttori e i consumatori. Basti pensare che oggi il costo del grano riconosciuto ai produttori è uguale a quello di 20 anni fa, quando i costi di produzione sono intanto centuplicati”.
Tutto confermato dall’ultima indagine conoscitiva dell’Antitrust che ha potuto appurare come i prezzi per l’ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al consumo ma i ricarichi variano dal 77 per cento nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103 per cento nel caso di un intermediario, al 290 per cento nel caso di due intermediari, fino al 294 per cento per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale).
La moltiplicazione delle intermediazioni, l’imposizione di servizi di trasporto e logistica, il monopolio negli acquisti dai produttori agricoli provocano l’effetto di un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori agricoli, che in molti casi non arrivano a coprire i costi di produzione e un ricarico anomalo dei prezzi al consumo che raggiungono livelli tali da determinare una contenimento degli acquisti in un territorio colpito dalla crisi come quello siciliano.
Ma c’è anche un’altra questione che il parlamentare vuole aprire e che riguarda sempre l’agricoltura siciliana. A suo dire bisogna rimettere mano ai fondi europei e dare una decisa sterzata in controtendenza con il passato: “Occorre affrontare in modo sereno e allo stesso tempo attento – aggiunge Musotto – i problemi che vi sono, che sono complessi e globali. Occorre rivedere la programmazione 2007-2013 del Piano di Sviluppo Rurale che non riscuote il consenso che tutti avremmo voluto e che sconta errori di valutazione e applica modelli di sviluppo vecchi e non adeguati. Vanno reindirizzate ed indicati modelli intervento legati alle esigenze del territorio e negoziando con l’UE delle soluzioni adeguate. Anche se i bandi sono stati emanati celermente, confermando sia l’attenzione politica che la professionalità profusa nel settore, vi sono elementi che suscitano perplessità. Occorre introdurre sistemi di controllo di qualità, che tutelino i prodotti siciliani dalla concorrenza sleale che viene dai Paesi in cui vi sono scarsi controlli, evitando che la globalizzazione diventi motivo e strumento per danneggiare economicamente i produttori.
 

 
Nel 2009 costrette a chiudere 4.023 imprese in Sicilia
 
In Sicilia questa crisi, concatenata ai tanti altri problemi che sconta il settore, sta portando a conseguenze abbastanza deleterie e comunque prevedibili con impatti mostruosi sull’economia agricola e di mercato. Nel 2009, secondo quanto attesta la Coldiretti, hanno chiuso 4.023 imprese in Sicilia. Nei primi due mesi del 2010 hanno chiuso altre 1.200 aziende. Gli occupati nell’ultimo anno sono diminuiti del 6,6 per cento. Il reddito è andato giù del 35 per cento. Un chilo di frumento viene pagato ai produttori 13 centesimi, le arance più pregiate 33 centesimi. Nel complesso i prezzi dei prodotti sono diminuiti nei primi tre mesi di quest’anno del 7 per cento rispetto al primo trimestre del 2009. Poi però il consumatore vede materializzarsi un altro scenario dal fruttivendolo: più i prezzi diminuiscono alla produzione più aumentano al consumo. Grossisti, transazioni, depositi, filiera troppo lunga, troppi passaggi ma un unico risultato. O meglio, due con un colpo solo: strangolare i produttori, fregare i consumatori. In tutto questo c’è anche il rischio di importazioni senza qualità e quindi con possibili conseguenze sulla salute dei consumatori. “Va affrontato in modo forte il tema dell’accesso al credito e del rapporto con gli Istituti di credito – dice ancora Musotto – che sono parte integrante e fondamentale del processo economico che supporta il settore agricolo”.

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