Il Pears avanza, il petrolio rimane - QdS

Il Pears avanza, il petrolio rimane

Rosario Battiato

Il Pears avanza, il petrolio rimane

venerdì 03 Settembre 2010

Energia. La produzione nell’Isola legata agli idrocarburi.
Le fonti. Il Piano energetico ambientale regionale siciliano (Pears) incomincia a muovere i primi passi, con l’obiettivo di ribaltare la produzione siciliana fin troppo ancorata al petrolio.
La questione. Resta, inoltre, irrisolta la questione legata alle royalties: in cambio di uno sfruttamento che dura da oltre 60 anni, i siciliani ricevono tutt’ora pochissimo. Un altro motivo per affidarsi alle fonti rinnovabili

PALERMO – I tre governi Lombardo hanno dettato la nuova linea energetica siciliana. La decisione di ridimensionare l’apporto delle fonti tradizionali e di puntare sull’ampio ventaglio offerto dalla green economy ha rappresentato un punto fermo dell’azione della Regione, una scelta quasi imposta dai dati sulle emissioni di anidride carbonica provenienti dal settore energetico che coprono il 48% delle emissioni totali. Un dato significativo che si accompagna e si integra all’inquinamento derivato da diversi decenni di industria petrolchimica.
L’aggiornamento sostenibile della produzione elettrica siciliana appare un momento strategico, visto che l’Isola realizza l’1,6% di surplus energetico, ed è punto di passaggio dei due principali ingressi nazionali di gas: da Mazara del Vallo e da Gela provengono il 35,6% e il 9% del gas nazionale, rispettivamente dall’Algeria e dalla Libia.
L’apporto principale per la produzione di energia resta ancora quello termoelettrico, anche se negli ultimi anni la Sicilia sta correndo per recuperare il gap con le altre regioni italiane. Negli ultimi anni si sono verificati due periodi essenziali all’interno della produzione da rinnovabili.
Durante il periodo cuffariano si è assistito ad una fase quasi esclusivamente dedita allo sviluppo del grande eolico con tutte le conseguenze nefaste che questo giornale ha puntualmente attestato in numerose inchieste, come testimoniato dalle indagini della magistratura.
La seconda fase, che è combaciata con Raffaele Lombardo al ruolo di governatore, ha attestato un blocco all’installazione delle fattorie eoliche e un parallelo impulso alle altre fonti rinnovabili come il fotovoltaico e il solare, una politica fissata nel Pears (Piano energetico ambientale regionale siciliano) pubblicato nella Gurs nel marzo del 2009. L’Isola, pur disponendo di un patrimonio vantaggioso in termini di fonti naturali pulite, non è ancora al top delle regioni italiane, e sta faticosamente rincorrendo dopo anni di letargo.
Secondo l’ultimo rapporto Enea, presentato nel luglio scorso, la Sicilia dal 2000 al 2008 ha fatto registrare una crescita della produzione di energia da rinnovabili pari a 1112%. Crescono anche gli investimenti per il settore, infatti dal 2000 al 2007 la spesa per l’energia si è triplicata passando da 324,6 milioni di euro a 961,2 milioni di euro.
Il solare comincia a dare i primi segnali di risveglio: crescita del 613% della produzione tra 2007 e 2008. Tuttavia ci sono ancora diversi deficit da affrontare. Uno studio dell’Enea realizzato da Antonio Cioffi certifica come appena il 22% del quantitativo di biomassa residuale isolano venga conferito nel settore energetico.
Nonostante questo sforzo di sostenibilità la Sicilia continua ad essere al centro della produzione di idrocarburi nazionali sia su terra che a mare, a fronte di royalties non all’altezza del prezzo pagato in termini ambientali.
La Sicilia resta uno snodo essenziale per la politica energetica nazionale e a tal proposito stanno finalmente arrivando i primi interventi massicci per adeguare le autostrade dell’energia, che finora hanno dimostrato l’assoluta arretratezza infrastrutturale del sistema. 

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