Sarkozy e Berlusconi hanno ragione - QdS

Sarkozy e Berlusconi hanno ragione

Carlo Alberto Tregua

Sarkozy e Berlusconi hanno ragione

martedì 21 Settembre 2010

Spedire a casa clandestini e irregolari

Inopportuno ed eccessivo è stato l’intervento della commissaria europea incaricata alla Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza, baronessa Viviane Reding, quando ha attaccato un gran Paese come la Francia, sol perchè vuol mettere ordine in casa propria, combattendo con decisione illegalità e malaffare procurato da chi non ha la legittimità per vivere nel Paese transalpino, ossia non ha le carte in regola.
Prendersela proprio con la Francia, uno dei migliori esempi di convivenza multietnica ove i noir sono numerosissimi e nelle banlieues delle città vivono milioni di persone non francesi, è stato veramente un comportamento riprovevole. Il presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, ha reagito con opportuna durezza: “Non posso lasciare insultare il mio Paese”, confermando che continuerà l’azione per sgombrare i circa trecento campi ove vivono in modo incivile migliaia e migliaia di clandestini.

Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha dato piena solidarietà al presidente francese, rilevando che nessun commissario europeo si possa permettere di usare certi toni nei confronti di Paesi che, nel 1954, hanno sottoscritto la Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio).
Implicitamente Berlusconi ha confermato la linea di fermezza del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale ha meritoriamente bloccato le immigrazioni dall’Africa ed ora sta emanando dei provvedimenti per rimandare ai loro Paesi coloro che si trovano sul nostro territorio senza alcun titolo, creando disagi e pericoli per la popolazione.
Il nostro ragionamento non può essere considerato razzista perchè in Italia vivono già circa cinque milioni di immigrati, la maggioranza dei quali è iscritta alle anagrafi comunali, porta i figli alle scuole, usufruisce dell’assistenza sanitaria e, in genere, di tutti i servizi pubblici. Gente che lavora e che paga le imposte e la previdenza. Questi sono fratelli a cui bisogna dare completa solidarietà.
Guai a confondere il grano con il loglio. Come sempre, occorre supportare chi ha le carte in regola ed espellere chi non ce l’ha. In altre parole, occorre comportarsi sempre con equità e consapevolezza che a fronte dei diritti vi sono dei doveri, i quali devono essere osservati prima degli altri. Chi non è iscritto alle anagrafi, esercita per esempio il diritto alla salute, ma non ha alcun dovere verso la Comunità. Fuori.

 
Il piccolo Stato del Vaticano ha qualche migliaio di abitanti. I vertici continuano a lanciare anatemi contro la mano ferma di Maroni dicendo che il nostro Paese dovrebbe accogliere tutti quelli che hanno bisogno. Il Vaticano predica bene e razzola male. Se è vero che l’Italia ha oltre l’8 per cento della popolazione non italiana, è anche vero che il Vaticano non ha l’8 per cento di popolazione non vaticana. Il che significa che potrebbe tranquillamente accogliere qualche centinaio di immigrati e sostenerli economicamente; e solo dopo potrebbe chiedere che altri, come il nostro Paese, facciano la stessa cosa.
Qui da noi vi sono oltre due milioni di disoccupati, la crisi morde il lavoro privato con una fortissima cassa integrazione. Morde ancor di più le piccole e medie imprese che non possono usufruire della cassa integrazione. In questo quadro, non vi è alcun riflesso occupazionale nel pubblico impiego, ove non è prevista la cassa integrazione. I 220 mila precari della scuola, frutto di un clientelismo sfrenato di questi ultimi trent’anni, non servivano al servizio scolastico.
Sul piano umano dispiace che chi ha lavorato nella più delicata e importante istituzione italiana oggi sia fuori, ma dobbiamo chiedere a questi precari che cosa abbiano fatto per formarsi in altre attività professionali e per cercare collocazione nel mercato.

Dunque, Sarkozy e Berlusconi hanno perfettamente ragione a mantenere la linea che clandestini e irregolari devono essere rinviati ai loro Paesi di origine. La questione è più delicata quando si fa riferimento ai rom di origine rumena, perchè la Romania fa parte dell’Unione, ove vige il principio della libera circolazione di persone e cose. Tuttavia, la libera circolazione deve sempre basarsi su documenti anagrafici ineccepibili e contratti di lavoro che sostengano la possibilità di vivere senza ricorrere al malaffare o al racket dell’accattonaggio e di altra natura.
Occorre quindi essere chiari sul rispetto delle leggi, sia da parte dei nostri concittadini che da parte di chiunque venga a vivere transitoriamente o stabilmente nel nostro territorio nazionale. Sconti a nessuno.

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