Urge bonificare il Triangolo della morte - QdS

Urge bonificare il Triangolo della morte

Carlo Alberto Tregua

Urge bonificare il Triangolo della morte

venerdì 15 Ottobre 2010

Nessuna Regione vuole il rigassificatore

È strano che i Garrone vendano il 49% della raffineria di Priolo ai russi della Lukoil, il che dimostra un disimpegno dal territorio, e contemporaneamente facciano lobbyng perché la Regione approvi il secondo rigassificatore ad un’altra società del gruppo, di cui la metà è partecipata dalla Shell.
La questione è semplice: da un canto si vuole rappresentare all’opinione pubblica che il relativo investimento chissà quanta manodopera dovrebbe assorbire, mentre alla fine si tratta forse di un centinaio di persone; secondo, che l’inserimento di questo impianto non aggravi la situazione ambientale del territorio, mentre si tratta di un’autentica bomba ad altissima pericolosità.
Vi è poi una fondamentale situazione che viene nascosta: a marzo, la Corte di giustizia europea ha confermato, con la sentenza 378/2010, il principio “chi inquina paga”, con il quale si obbligano le imprese che hanno inquinato a pagare le operazioni di bonifica. è risibile che le imprese oggi presenti tentino di far rimbalzare questa responsabilità alle precedenti, facendo finta di non sapere che quando sono subentrate hanno anche assorbito crediti e debiti.

Piuttosto, non si capisce perché il ministero dell’Ambiente, guidato dall’ottima siracusana Stefania Prestigiacomo, che conosce quindi la situazione, non faccia eseguire tempestivamente e perentoriamente la disposizione europea. Sarebbe opportuno che il ministro spiegasse i motivi di questo incomprensibile ritardo.
Vi è un’ulteriore questione, precedente all’esame della richiesta di autorizzazioni all’inutile rigassificatore, e cioè che tutto il territorio circostante all’impianto ipotizzato debba essere messo in sicurezza. Per farlo, occorreranno circa dieci anni di lavori continui e 1,2 miliardi di euro.
A ciò si aggiunga che va bonificata la rada di Augusta, per la quale sono già stati stanziati da tempo più di 850 milioni di euro. Anche in questo caso non si capisce perché il ministero dell’Ambiente e, ove competente la Regione, non proceda tempestivamente e perentoriamente a far aprire i cantieri.

 
Poi c’è la questione delle linee ferrate che attraversano la zona industriale. Esse non sono state messe in sicurezza secondo la recente normativa, e possono essere considerate un pericolo in caso d’urto con i serbatoi che dovrebbero essere interrati. Rfi dapprima voleva lavarsene le mani, ma poi non ha negato come siano indispensabili i lavori prima richiamati.
Abbiamo letto anche una dichiarazione del comandante regionale dei Vigili del fuoco, nella quale non è scritto a chiare lettere che non vi siano grandi rischi. è ora che tutti i responsabili dei diversi settori della sicurezza regionale si pronuncino a chiare lettere su questa vicenda, affinché ognuno assuma le proprie responsabilità.
In definitiva, il quesito è: si può installare un rigassificatore nelle attuali condizioni, in un territorio in stato di pericolo, senza prima compiere i lavori, elencati nelle prescrizioni scaturite dall’ultima conferenza di servizi, nonché quelle dettate dall’Ue? Attendiamo risposte limpide e solari, non quelle solite ibride e nascoste, che dicono e non dicono.

La stranezza della vicenda è che tra le venti regioni italiane, la nostra dovrebbe avere due rigassificatori, atteso che quello dell’Enel di Porto Empedocle è stato già approvato. Mentre vi sono tante altre regioni costiere che non hanno rigassificatore. Chiediamo ai Garrone perché non provano a farselo autorizzare nella “loro” Liguria. Forse perché quella Regione ha già detto di no. Oppure a farselo approvare dalla Regione Calabria, o dalla Regione Campania, che non ne possiedono.
Vi è da aggiungere che la Sicilia esporta energia sia sotto forma di raffinato nella misura del 44% di tutta la nazione, sia sotto forma di elettricità. Inoltre, attraverso il territorio siciliano passano due gasdotti, uno algerino e l’altro libico. Se proprio non c’è un settore da sviluppare qui è quello legato all’energia da fonti tradizionali, oltre a quello eolico inquinato dalla criminalità organizzata, mentre dobbiamo sostituire il fossile con il vegetale e potenziare il solare.
Stiamo con i piedi per terra, per favore, e cacciamo via le lobbies.

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