In alcuni Comuni i Piani regolatori si perdono nella notte dei tempi, ma anche quelli che hanno approvato recentemente i loro strumenti urbanistici si trovano già in mano un documento vecchio, perché i tempi medi per la redazione di un Prg in Sicilia si aggirano intorno ai dieci anni.
Eppure la provincia del capoluogo è stata la più attiva negli ultimi cinque anni, sfornando in tutto 17 nuovi Piani regolatori: un record siciliano.
Dal 1962 al 2002 Palermo ha subito una gestione urbanistica tipica delle città isolane dove, a scapito di una programmazione seria, si è preferito andare avanti a colpi di variante decretando la fine di una gestione sana del territorio.
La città del celeberrimo sacco ci ha messo decenni per riprendersi da quello stato di resa alla cementificazione e al malaffare. Nel 1997 fu presentata la prima redazione del Piano che a seguito di oltre duecento variazioni per cinque anni venne approvato nel 2002. Il Piano venne partorito snaturato rispetto all’impianto originario e già vecchio, come del resto avviene nella maggior parte dei casi siciliani analizzati dalle colonne di questo giornale.
La tendenza a presentare piani fuori dagli aggiornamenti legislativi più recenti risiede nel lungo periodo di gestazione che spesso arriva fino a dieci anni. E il capoluogo non fa eccezione. Le cronache riportano che proprio il Prg varato in quell’anno servì ad evitare l’ennesimo sacco ai danni della città, ma che lo stesso direttore generale all’urbanistica non esitò a definire “uno strumento vecchio e superato”.
Tuttavia l’idea che muoveva i creatori del Piano passava da una completa riqualificazione urbana senza espansione edilizia. Nel resto della provincia invece ci si muove con maggiore dinamismo. Tra gli ultimi arrivati – quindi comuni che hanno gli strumenti con vincoli vigenti – si segnalano, tra gli altri, Collesano (approvazione il 2008), Misilmeri (2006), San Cipirello (2007), Villabate (2007), Valledolmo (2006), Lascari (2007), Cinisi (2006), Ciminna (2007).
Nonostante questa sorta di abitudine al ritardo e al disservizio stupisce ugualmente che un Comune rilevante e strategicamente essenziale come Cefalù abbia un piano che risale addirittura al 1977.
Nel marzo scorso l’arrivo del commissario ad acta Giuseppe Traina, incaricato di sostituirsi ai poteri del Consiglio comunale perché la maggioranza dei componenti si era dichiarata incompatibile, ha poi permesso la prosecuzione di un iter che solo nell’estate scorsa ha approvato lo schema di massima della variante generale del Piano Regolatore.
Le cronache locali riportano una storia travagliata che è cominciata nel 2007 e che verosimilmente non si concluderà ancora prima di altri mesi di lavoro. Un’altra testimonianza dei tempi lunghi che stanno dietro la redazione di uno strumento urbanistico che dovrebbe invece costituire il punto di forza della gestione sociale di una città.