Palermo ha passato un’altra delle sue notti tra immondizia e roghi, cartina di tornasole dello sfacelo di una Regione che senza interventi seri e strutturali non potrà risollevarsi e superare una delle grandi emergenze di questo decennio.
“Sicuramente il recepimento della direttiva europea 2008/98/CE che prevede 5 fasi con una gerarchia rigorosa di applicazione. In dettaglio le prime tre fasi impongono 1) riduzione, 2) riuso e recupero, 3) riciclo, le 4 R della Strategia Rifiuti Zero. I rifiuti residui (RUR) dopo queste tre fasi vanno a 4) Recupero energetico (produzione di CDR e cogenerazione di calore) e 5) Smaltimento in discarica o in inceneritori tradizionali. Il puntare sulle prime tre fasi con una raccolta differenziata domiciliare potrebbe ridurre i RUR ad una quota marginale”.
“Purtroppo sì, come in tutti i processi di combustione. Si pensi che negli USA il cemento prodotto con CDR da rifiuti deve essere obbligatoriamente indicato nella confezione, per consentire ai cittadini contrari all’incenerimento di non acquistarlo”.
“Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Pertanto ogni attività umana (comprese produzione industriale e consumo) è una trasformazione di massa in altra massa e/o di energia in altra energia. Visto che né la massa né l’energia possono essere distrutte o create dal nulla, nelle loro trasformazioni è inevitabile uno sfrido, cioè se ne ottiene una parte non più utilizzabile. Questo avanzo è l’inquinamento. Il pericolo per la salute pubblica sta non tanto nell’inquinamento ma nel fatto che i suoi livelli possono andare fuori controllo: si pensi all’emissione di gas serra ed alle conseguenti alterazioni climatiche. Quanto alla valorizzazione energetica, cioè alla energia termica ottenibile dalla combustione dei rifiuti, bisognerebbe misurare se questa è di più di quella necessaria per la produzione del CDR, per il trasporto agli impianti e per lo smaltimento delle ceneri e gas prodotti, altrimenti non è valorizzazione ma ulteriore spreco. Andrebbe pure valutata la valorizzazione economica dei materiali recuperabili: si guadagna più con l’energia prodotta incenerendo o con il riciclo di quegli stessi materiali?”
“Forse per sfiducia nei siciliani e nei loro amministratori, gli estensori del piano correttamente si saranno chiesti cosa accadrà se la raccolta differenziata non decollerà come desiderabile (e necessario). In tal caso i rifiuti vanno nascosti da qualche parte”.
“È solo un problema di volontà politica ed organizzazione. Esistono persino vari metodi brevettati che consentono ai comuni grandi risparmi, se non addirittura guadagni. Si pensi che non ci sarà bisogno di cassonetti da pulire e sostituire periodicamente, non serviranno compattatori che si guastano e vanno riparati, ecc.. In più si potranno creare posti di lavoro”.
“Principalmente delle Istituzioni. I cittadini sono stati pregati di usare i cassonetti per carta, plastica, metalli e vetro ovvero di portare a loro spese i materiali che hanno recuperato alle isole ecologiche (qualora le trovino aperte!). A chi lo ha fatto, per senso civico, nessuno ha mai detto anche un solo grazie, anzi gli si è fatta pagare la stessa bolletta di chi non si è mai preoccupato di differenziare. Le istituzioni dovrebbero operare per far pagare i rifiuti indifferenziati a Kg, con rimborsi per ogni Kg di materiale recuperato, in modo da creare per cittadini, imprese ed esercizi un diretto interesse economico nella raccolta differenziata”.
“Sì. Esistono macchinari che possono recuperare anche il 40% dal “tal quale”, ma c’è il problema di finanziarne l’acquisto, di trovare aree, servirle di strade, acqua, elettricità, ecc., nonché le procedure burocratiche relative. Ma senza troppi costi, dato che il 55-60% almeno degli RSU sono imballaggi inutili recuperabili facilmente con le sole mani dei cittadini e degli operatori ecologici, con la raccolta domiciliare si potrebbe arrivare prestissimo almeno al 50%. L’obiettivo è dunque ragionevole ed alla portata, ma è necessaria la volontà politica e l’impegno degli amministratori”.
“In teoria, sì. Ma non bisogna sottovalutare le difficoltà. Lo smaltimento dei rifiuti è un enorme affare, ed i rifiuti “fanno gola” sia alla lobby degli inceneritori che alla lobby delle discariche, oltre che alle ecomafie. È prevedibile, dunque, aspettarsi grosse resistenze alla realizzazione del piano. Comprese le emergenze “provocate”.
“Si spera il 31 dicembre prossimo. Nella legge 9/2010 gli Ato sono ridotti ad una delimitazione geografica (9 province e le isole). Saranno sostituiti dalle Società di Regolamentazione Rifiuti (SRR). Ciò ridurrà certamente i costi gestionali e di personale, ma non mi è affatto chiaro se tali società avranno l’operatività necessaria per affrontare il problema. Penso alla provincia di Messina che ha 108 comuni ed un territorio complicato. Penso al fatto che un sindaco “svogliato” potrà sempre accusare le SRR di inefficienza, come faceva, con ottime ragioni, con l’ATO. Un nodo politico del problema dei rifiuti sta nella responsabilità diretta degli amministratori e finora si è sempre giocato allo scaricabarile”.
“La logica farebbe dire di sì. 1) Raccolta differenziata dell’umido = niente più puzza nelle strade, compostaggio e risorse economiche; 2) Recupero di materiali pregiati = meno costi di smaltimento e risorse economiche; 3) Meno rifiuti indifferenziati in discarica = meno costi ambientali e sanitari; 4) Meno rifiuti indifferenziati = bolletta più leggera (con una tariffazione equa); 5) Meno rifiuti = più qualità della vita”.