Gli stipendi pubblici uccidono la Sicilia - QdS

Gli stipendi pubblici uccidono la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Gli stipendi pubblici uccidono la Sicilia

martedì 16 Novembre 2010

Finanziaria 2011, tagliare 3,4 miliardi di spesa

In questi giorni le competenti commissioni dell’Assemblea regionale stanno valutando la bozza di bilancio 2011. A prima vista si tratta di una riproduzione del precedente, senza l’inversione della politica economica del Governo. Tale inversione imporrebbe un taglio di 3,445 miliardi – come da elenco delle spese che pubblichiamo quasi tutti i giorni – e una conversione delle risorse. I 3,4 miliardi risparmiati costituirebbero un co-finanziamento che, insieme a risorse europee e statali, arriverebbe a oltre 10 miliardi per il prossimo anno e aprirebbe 100 mila posti di lavoro. è noto, infatti, che ogni miliardo investito crea 10 mila posti di lavoro.
Questo enorme nuovo serbatoio di posti produttivi risolverebbe il problema di tutti i precari pubblici, regionali e locali, e darebbe sfogo a una parte dei 236 mila disoccupati (fonte Istat, 2009).
In altre parole, la manovra regionale, così fatta, risolverebbe l’enorme esubero di dipendenti pubblici e metterebbe in moto tutta l’economia.

Si tratta di passare da una stupida politica assistenziale a un’attiva politica di stimolo e di impulso a tutte le attività economiche. È colpevole l’inazione della Regione e degli Enti locali che hanno di fatto bloccato le opere pubbliche. è colpevole il blocco dei pagamenti solo per i fornitori, che sta asfissiando le imprese e impedisce il pagamento degli stipendi dei loro dipendenti. è colpevole la cristallizzazione dell’attività della Regione, che assiste impotente all’inazione di assessori e dirigenti generali. Nessuno di essi fa niente di produttivo e di costruttivo, ma intanto incassano regolarmente stipendi e indennità nonché, udite udite, i premi. Premi per non conseguire risultati. Una vergogna enorme. Una vergogna di cui non si vergognano.
Questa è la Regione delle incompiute. Il programma politico a corredo dell’elezione del presidente dei siciliani, Raffaele Lombardo, è stato stracciato. Non una di quelle riforme indicate è stata realizzata. Il turn over fra i partiti che hanno sostenuto Lombardo, il turn over degli assessori, il turn over dei dirigenti generali, è stata la più grande iattura che ci poteva capitare. Di fatto sta facendo colare a picco la società siciliana.

 
Gli stipendi pubblici uccidono la Sicilia. Non in quanto dirigenti e dipendenti non debbano essere pagati, quanto perché di essi ve n’è un numero eccedente, e quindi inutile. Pochi sono preposti ai servizi in base a un Piano aziendale, nessuno risponde per quello che non fa o che fa male. In compenso, tutti vengono premiati, non si sa bene in virtù di cosa.
Scorrendo la sintesi del programma depositato da Lombardo alla Corte d’Appello di Palermo il 4 febbraio 2008 ci accorgiamo che nessuno dei dieci punti è stato realizzato.
1. La Sicilia produttiva; 2. La Sicilia ecosostenibile; 3. La Sicilia europea; 4. La Sicilia amica delle imprese e dello sviluppo; 5. La Sicilia decentralizzata; 6. La Sicilia dei giovani e delle donne; 7. La Sicilia della coesione sociale; 8. La Sicilia redimibile della cultura e del progetto; 9. La Sicilia integrata nell’Europa; 10. La Sicilia della nuova Autonomia.
Per la verità, un sub punto è stato realizzato in maniera sufficiente: la riforma della Sanità e un parziale taglio dei costi.

Lo sforzo che ha compiuto l’assessore Massimo Russo per tagliare le clientele e le incrostazioni è stato notevole. Tuttavia egli deve addizionarne un altro per tagliare 400 milioni di farmaci e riportare la spesa alla media nazionale e decurtare 400 milioni alle Asp e alle Ao, spesi per pagare inefficienze, clientelismo e corruzione.
Quando su dieci punti si realizza solo un sub punto, seppure importante come quello della Sanità, a metà del percorso della legislatura il risultato si deve definire disastroso, indipendentemente dalla valutazione politica di destra, di centro o di sinistra, che ha solo il compito di fare teatrino e non di servire i siciliani.
Non sappiamo se un altro presidente al posto di Lombardo avrebbe conseguito lo stesso risultato negativo, perché la questione non riguarda lui come persona ma il ceto politico che lo ha accompagnato.
Ora i soldi sono finiti. Questa è la grande novità dell’attuale scenario. Con pochi mezzi emergeranno solo i bravi. Gli stolti andranno all’inferno.

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