La Ragusa-Catania diventa una disputa - QdS

La Ragusa-Catania diventa una disputa

Rosario Battiato

La Ragusa-Catania diventa una disputa

mercoledì 01 Dicembre 2010

Lombardo osteggia il project financing: “Finirà nelle mani di un deputato Pdl. È Vito Bonsignore, cugino del nemico Pino Firrarello”. “L’Anas si è ripreso le autostrade”: al Cas è rimasta la manutenzione ordinaria di Ct-Me, Me-Pa e Sr-Ct

PALERMO – Ragusa è diventata la città più calda di Sicilia in queste ultime settimane per Raffaele Lombardo, dove la presenza di Firrarello si è manifestata tramite il cugino Vito Bonsignore, onorevole Pdl e legato al gruppo che, secondo Lombardo, avrebbe messo le mani sul progetto di finanza della superstrada Ragusa-Catania. Il governatore, reduce da un viaggio nel capoluogo ibleo, ha dovuto rispedire al mittente le accuse di bloccare lo sviluppo della provincia. Nel grande calderone della polemica ragusana è finito dentro anche il Piano paesistico di cui diversi esponenti locali chiedevano la revoca. In quest’ultimo caso il governatore ha promesso qualche leggera modifica entro il 23 dicembre così da evitare che le pratiche del Psr (Piano di sviluppo rurale) possano non essere finanziate. Nessuna remora invece su quella “porcheria”, come l’ha definito il presidente, del parco eolico della Ses.
Resta però rovente il punto sulla Ragusa-Catania, dopo che il governatore ha annunciato la possibilità che l’autostrada venga realizzata completamente con fondi pubblici, tra Stato e Regione, senza gli effetti perversi di un project financing su cui si lavora da diversi anni. Franco Antoci, presidente della Provincia regionale di Ragusa, ha bollato l’idea di Lombardo come parole che “servono solo a creare confusione e a frapporre ostacoli su un percorso che a fatica abbiamo realizzato negli ultimi tre anni per pervenire al project financing che dovrà realizzare la Ragusa-Catania”.
La strategia lombardiana sul punto è tuttavia d’ampio respiro e mira, nell’ottica di una guerra di posizione che si potrebbe definire nazionale, a combattere colpo su colpo i potentati locali legati a Firrarello e Castiglione. Nel caso in questione, non esclusivamente politico, Lombardo avanza il dubbio che per la realizzazione della superstrada “il progetto di finanza finirà nelle mani di un imprenditore che peraltro fa politica nel Pdl, legittimo certo e nessuna discriminazione sempre che faccia gli interessi di quel territorio oltre che i suoi da imprenditore”. E legittimamente il governatore vuol vederci chiaro perché “un governo nazionale che ha sottratto la gestione delle autostrade al Cas (infatti, il Stato si è ripreso le autostrade siciliane. Con una disposizione comunicata l’altro ieri, l’Anas ha lasciato al consorzio regionale solo l’ordinaria amministrazione e la manutenzione delle tre arterie gestite dal 1970, cioè Messina-Palermo, Catania-Messina e Siracusa-Gela. Bloccati i lavori di ammodernamento. Gli introiti dei pedaggi – 85 milioni l’anno sono stati trasferiti allo Stato. Il consorzio annuncia ricorso. Incertezza per il futuro dei 450 dipendenti), può mai pensare di imporre un accordo con chi vincerà questa gara i cui contenuti non sono conosciuti dalla Regione per filo e per segno?”.
La battaglia assume respiro nazionale – i nemici di Lombardo al Governo sono numerosi e agguerriti come la Prestigiacomo e Alfano – e pertanto il governatore non si risparmia. “Vogliamo sapere per quanti anni questo imprenditore privato percepirà il pedaggio e in che termini lo farà”. La vicenda si delinea ancora più chiaramente, perché tra i privati in odor di vittoria sul progetto di finanza – con annesso diritto di prelazione nella prossima privatizzazione della rete potendo imporre per trent’anni la tariffa scelta a suo piacimento – oltre l’Impregilo c’è pure un gruppo che fa capo a Vito Bonsignore, onorevole in quota Pdl, e cugino di Firrarello. Il cerchio sembra chiudersi e Lombardo promette che in settimana scriverà al ministro e andrà all’Anas per porre in termini di correttezza e di legalità una vicenda che invece puzza di tutt’altro”. Intanto, mentre il cittadino si interroga su chi effettivamente stia a fare il proprio dovere senza regolare lo sviluppo isolano sulle proprie necessità politiche, il tempo passa e il disastro infrastrutturale nell’Isola continua a restare tale.

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