Mezzi pubblici, a piedi si fa prima - QdS

Mezzi pubblici, a piedi si fa prima

Michele Giuliano

Mezzi pubblici, a piedi si fa prima

giovedì 02 Dicembre 2010

Servizi locali. Locomotive del Nord e lumache nel Sud.
Clientelismo. Dipendenti a valanga ma niente utili per le municipalizzate che gestiscono gli autobus nelle città metropolitane della Sicilia: finora solo perdite e niente investimenti.
Efficienza. Gtt di Torino e Atm di Milano con bilanci sani e in attivo. Le risorse prodotte possono essere così spese per migliorare la qualità dell’offerta a vantaggio dei cittadini

PALERMO – Bastano pochi numeri per far capire la differenza tra le società di trasporto pubblico della Sicilia e quelle del Nord: da noi il valore della produzione delle aziende di trasporto (costi, incassi e uscite) oscilla tra i 4,69 e i 5,23 euro per chilometro percorso dai mezzi pubblici, con perdite d’esercizio che si sono accumulate negli ultimi anni comprese tra i 50 milioni e i 116 milioni di euro e investimenti pari a zero, o quasi. A Torino e Milano il costo per chilometro percorso si aggira tra i 5,4 e i 5,9 euro: qualche centesimo in più che però porta a investimenti massicci tra 194 e 316 milioni di euro e a bilanci in attivo tra i 500.000 euro di Torino e i 2,5 milioni di euro a Milano.
Un confronto impietoso fatto di sprechi, clientelismo e mezzi sempre più vecchi in circolazione.
 
Costano quasi quanto  quelle delle grandi aree metropolitane del Nord, ma con la differenza che chiudono i bilanci in passivo e non fanno praticamente alcun investimento. Il raffronto tra le municipalizzate che gestiscono il servizio di trasporto pubblico nelle tre grandi città siciliane (l’Amat a Palermo, l’Amt a Catania e l’Atm a Messina) con le realtà più importanti del Nord (Milano e Torino) è impietoso. Bastano pochi numeri per far capire la differenza: nelle città siciliane il valore della produzione delle aziende di trasporto (costi, incassi e uscite) oscilla tra i 4,69 e i 5,23 euro per chilometro percorso dai mezzi pubblici, con perdite d’esercizio che si sono accumulate negli ultimi anni comprese tra i 50 milioni e i 116 milioni di euro e investimenti pari a zero, o quasi. A Torino e Milano (per la Gtt e l’Atm) il costo per chilometro percorso si aggira tra i 5,4 e i 5,9 euro: qualche centesimo in più che però porta a investimenti massicci tra 194 e 316 milioni di euro e a bilanci in attivo tra i 500 mila euro di Torino e i 2,5 milioni di euro a Milano.
Un confronto senza confronto, e scusate il giro di parole. In pratica il fallimento delle municipalizzate di Catania, Palermo e Messina sta proprio in una gestione che ha previsto pochi investimenti, quindi scarsa qualità del servizio, preferendo le assunzioni clientelari.
Il viaggio nel disastro delle aziende siciliane lo iniziamo da Catania dove il bilancio annuale del valore della produzione dell’Amt è di 68 milioni di euro, conta 864 dipendenti, ha in attività 290 vetture, una media di costi per chilometro di 5,23 euro e addirittura un passivo di 116 milioni di euro accumulato negli anni. In media ogni autobus percorre 44.827 chilometri in un anno. Bene o male, i numeri con le altre due aziende siciliane in proporzione sono gli stessi.
L’Amat di Palermo di dipendenti ne ha 1.919, spende 5,1 euro per chilometro percorso all’anno e ogni autobus percorre quasi 61.000 chilometri in 365 giorni. La società ha debiti per 50 milioni di euro.
Nella città dello Stretto la spesa per chilometro quadrato è sensibilmente più bassa: arriva a sfiorare i 4,7 euro per km, con debiti che toccano i 51,6 milioni. L’unica grande discrasia con le altre due aziende è l’enormità dei chilometri che devono fare le 50 vetture in circolazione ogni anno: circa 220.000.
Un vero e proprio tour de force e quindi appare inevitabile il fatto che spesso si riscontrano in tutte e tre le aziende siciliane dei problemi di manutenzione e di eccessivo logorio dei mezzi. Il che si ripercuote sulla qualità del servizio: a Milano l’Atm conta 1.031 mezzi e questi percorrono ogni anno 26.000 chilometri, a Torino invece si arriva a 31.000 per un parco autobus di 1.167 esemplari. Da queste parti le disfunzioni del servizio sono ai minimi termini: da un’indagine Eurisko emerge infatti che a Milano e Torino sono soddisfatti rispettivamente il 78 e l’81 per cento degli utenti per puntualità, pulizia degli autobus e velocità.
Ma c’è anche un altro elemento che risalta in contrapposizione: dalle altre aziende arrivano notizie di investimenti al lumicino, quasi assenti, e si parla tutt’al più di futuri investimenti quando arriveranno i fondi Fas, quindi per il 2011. A Milano nell’ultimo anno sono stati investiti 316 milioni, il 50 per cento in più rispetto al 2008, mentre a Torino ne sono stati spesi 194 di milioni, di cui più della metà relativi alla metropolitana. Inutile fare tanti giri di parole: i bilanci delle tre aziende siciliane sono ingessati dalle spese di gestione e soprattutto dai debiti. Antonio Riolo, della segreteria regionale Cgil, e Franco Spanò, segretario generale della Filt regionale, sottolineano che “sono le inadempienze della Regione, unite ai tagli di Tremonti, ad avere determinato una situazione in cui sono a rischio il diritto alla mobilità, la continuità territoriale, migliaia di posti di lavoro”. I sindacalisti puntano la loro attenzione proprio sul trasporto pubblico locale: “Qui a rischio ci sono ben 10 mila posti – precisano -. Basti pensare che Amat, Atm e Amt hanno oltre 200 milioni di debiti”.

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