Attuazione Federalismo fiscale in alto mare: solo tre decreti - QdS

Attuazione Federalismo fiscale in alto mare: solo tre decreti

Raffaella Pessina

Attuazione Federalismo fiscale in alto mare: solo tre decreti

venerdì 14 Gennaio 2011

Nel rapporto Censis 2010 attenzione a spese e entrate dei diversi livelli di amministrazione. Forte il disallineamento nelle amministrazioni tra potere fiscale e di spesa

PALERMO – Anche il Censis ha cominciato ad occuparsi di Federalismo fiscale. Nel suo rapporto 2010 ha infatti dedicato un capitolo specifico su questo argomento ed ha calcolato quanto nel 2009 le amministrazioni pubbliche nel loro complesso hanno speso ( 800 miliardi di euro) e quanto hanno guadagnato (718 miliardi di euro) producendo quindi un indebitamento di oltre 80 miliardi.
Il Censis prende anche in considerazione il disallineamento fra potere fiscale e potere di spesa: lo Stato sfiora i 400 miliardi di euro di entrate di cui  la maggiore componente è rappresentata dalle imposte dirette e indirette (336 miliardi di euro); spende circa 460 miliardi di euro, di cui una parte importante è rappresentata dai trasferimenti correnti a enti pubblici (prevalentemente territoriali) per circa 200 miliardi di euro.
La parte interessante viene quando il Censis parla delle amministrazioni locali (Regioni ed enti locali), che raccolgono 250 miliardi di euro di entrate, ma di questi meno della metà proviene dai tributi, mentre il grosso della partita (112 miliardi) è rappresentato da trasferimenti ricevuti dalle amministrazioni centrali”. Ecco perché gli enti locali temono che l’applicazione del federalismo fiscale possa portare un danno economico non indifferente, riducendo sensibilmente tali trasferimenti portando al collasso le amministrazioni periferiche. La terza grande componente di spesa della sfera pubblica è data dalle erogazioni degli enti di previdenza, le cui prestazioni (poco meno di 300 miliardi di euro) sono necessariamente finanziate dalla raccolta dei contributi sociali a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro: in questo caso, la relazione fra raccolta e prestazione risulta oggettivamente allineata.
Il Censis nel suo Rapporto 2010, nella parte sempre dedicata al federalismo fiscale, pubblica anche una tabella degli appuntamenti, dell’iter, dei passaggi attuativi del federalismo fiscale. Viene così pubblicata una sorta di agenda della legge 42 del 2009.
Gli step di attuazione sono i seguenti: il primo riguarda l’art. 2 delle legge sul federalismo (armonizzazione dei bilanci pubblici) e che prevede l’attuazione del federalismo demaniale. Si tratta dell’ormai concreto decreto legislativo 85/2010 D. lgs. 85/2010. Attribuzione a Comuni, Province, città metropolitane e Regioni di un proprio patrimonio.
Sempre in applicazione dell’Art. 2 è stato emanato il decreto legislativo  156/2010 in materia di ordinamento transitorio di Roma capitale, approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri del 17 settembre 2010.
Gli altri step di attuazione riguardano in sequenza: l’art 5, sulla istituzione della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, sulla quantificazione dei trasferimenti statali e regionali e sulla determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario.
Sarà poi la volta dell’Art. 7 per la disciplina dei tributi delle regioni e delle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali. Il federalismo prevede anche all’art. 8 la classificazione delle spese connesse a materie di Federalismo regionale: costi standard delle Regioni e competenza legislativa. Viene poi l’art. 9 (federalismo municipale) che sarà applicato in due fasi: attribuzione ai Comuni della titolarità di tributi oggi statali del comparto territoriale e immobiliare; successiva concentrazione su un unico titolo di prelievo degli attuali tributi statali e municipali che oggi insistono sul campano immobiliare. Verrà quindi concretizzato l’art.10 sulle modalità di finanziamento delle funzioni trasferite Fiscalità delle Province alle Regioni e l’art.11 sulle modalità di finanziamento delle funzioni di Comuni, Province e città metropolitane. Il terzo decreto legislativo.

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