Il “Satiro danzante” rischia la corrosione, il museo che lo ospita non è climatizzato - QdS

Il “Satiro danzante” rischia la corrosione, il museo che lo ospita non è climatizzato

Alessandro Accardo Palumbo

Il “Satiro danzante” rischia la corrosione, il museo che lo ospita non è climatizzato

giovedì 20 Gennaio 2011

Beni culturali. Tutela insufficiente per un capolavoro d’arte.
Gli agenti atmosferici. Il sale marino e l’umidità sono aggressivi e non è possibile tenere a bada gli sbalzi di temperatura, perché il museo è totalmente permeabile.
Paradossi. “L’opera se la passa meglio quando va in giro che non quando sta a Mazara”, sostiene Legambiente. L’esperto dell’Icr: “L’assenza di clima controllato è un problema annoso”.

MAZARA DEL VALLO (TP) – Il grosso rischio è che un capolavoro che ci invidiano in tutto il mondo possa “schiattare” in balia delle intemperie. È il Satiro danzante di Mazara del Vallo – opera bronzea attribuita da Paolo Moreno a Prassitele – esposto al caldo, al freddo e all’umidità. “Il satiro se la passa meglio – dice Gianfranco Zanna responsabile per i Beni culturali di Legambiente Sicilia – quando va in giro per il mondo, che non quando sta a Mazara: anzi alcune partenze, in particolare quella per Parigi, sono state giustificate per realizzare l’impianto di climatizzazione che, nel museo predisposto presso l’ex chiesa di S. Egidio, non esiste”. La cura della preziosa statua (valutata dagli specialisti intorno ai 4 milioni di euro) e la gestione del museo, spettano alla Regione Sicilia.
“I fattori ambientali possono innescare nuovi processi di corrosione – afferma Roberto Petriaggi, che ha diretto il risanamento del Satiro danzante all’Istituto centrale per il restauro di Roma, per 4 anni e mezzo – cosa già avvenuta in passato”. L’esperto dell’Icr conferma che “l’assenza di un clima controllato è un problema annoso che doveva essere risolto”.
L’autorevolissima conferma del pericolo, non dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai responsabili della tutela dello splendido reperto. Un problema notissimo, tant’è che subito dopo ‘la cura’, gli studiosi consigliavano di proteggere il delicatissimo bronzo all’interno di una teca. L’umidità ed il sale marino (il museo regionale, che custodisce il satiro danzante, è collocato a poche decine di metri dal mare) potrebbero, infatti, essere letali per l’opera.
Il sito che ospita il satiro danzante, rappresenta di fatto, una struttura inadeguata sotto un duplice punto di vista: strategico e tattico. Da una parte, l’assenza dell’impianto di climatizzazione, compromette la conservazione dell’antico manufatto (la delicatissima lega metallica di cui è fatta l’opera è spessa poco più di 5 mm.); dall’altra, il percorso espositivo, che dovrebbe valorizzarla, è ambiguo.
Riguardo al primo problema, il rischio è legato all’impossibilità di controllare gli sbalzi della temperatura (non dovrebbe superare i 20 °C) e ad altri fattori esterni (umidità massima al 60%), cui il museo è totalmente permeabile. Eppure basterebbero poco meno di 200 mila euro, per la climatizzazione dell’unica sala che ospita il museo.
L’altra falla, relativa all’esposizione dell’opera d’arte, solleva le ire di Vittorio Sgarbi: “Hanno fatto un allestimento pederastico – dice il critico d’arte –. Il Satiro è esposto alla rovescia, l’hanno messo – invece che nel luogo naturale, l’abside della chiesa – in un percorso perverso; rovesciato, un po’ in diagonale: si vede di sbieco – conclude Sgarbi – messo obliquo e dalla parte rovesciata. È una sciocchezza”.
Il Satiro, nonostante tutto, ha fatto incassare, nei primi cinque mesi di quest’anno, 23.688 euro, raccolti grazie ai 15.468 biglietti d’ingresso. Attenzione però, nemmeno un euro di questi proventi è stato speso per il prezioso bronzo.
“È un periodo di vacche magre – racconta Petriaggi –. Un collega deve ritirare le centraline con i dati registrati, (il satiro ha, all’interno della gamba, un rilevatore che registra il suo stato di salute, nda). L’operazione dovrebbe essere portata a termine due volte l’anno, ma ultimamente siamo un po’ in difficoltà con i fondi per le missioni. Certo – conclude il medico del Satiro – bisognerebbe avere la possibilità di scendere frequentemente e controllare anche de visu la situazione”.
Il Satiro danzante potrebbe, già oggi, avere la broncopolmonite e lo pneumologo – oltre a non esserne a conoscenza – non avrebbe, comunque, i soldi per la visita a domicilio del malato.
Era il 12 luglio del 2003 quando il capolavoro fece ritorno a Mazara, accompagnato in pompa magna da assessori e politici regionali. Ma in questa splendida Isola – ove, più che altrove, sono presenti i residui di culture millenarie – le decisioni politiche, che dovrebbero proteggere e valorizzarne i tesori, assomigliano sempre di più a gocce di mercurio: impossibili da prendere.
 

 
I progetti da 400 mila euro per clima e allestimenti
 
Trapani  – “La scheda progettuale – spiega Luigi Biondo, direttore del Servizio storico e artistico della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani – ipotizza, per la sistemazione del museo, una spesa di 400 mila euro. Poco meno della metà sarà dedicata alla climatizzazione della struttura, il resto sarà investito nel nuovo allestimento”. La competenza del museo, da poco, è passata dalla Soprintendenza al museo ‘Agostino Pepoli’ di Trapani. “Attualmente – continua Biondo – il nostro progetto è negli uffici del ‘servizio patrimonio’, per la valutazione dell’assessorato regionale ai Beni culturali”.
Per l’adeguamento dei musei ci si sta indirizzando verso le sovvenzioni europee (Programma operativo del Fesr Sicilia, 2007/2013). “Le novità – conclude Biondo – prevedono: il trasloco del satiro sotto la cupola e la collocazione a scomparsa del basamento antisismico, effetto che, darà l’idea della sospensione e danza nell’aria del bronzo; un nuovo ingresso e vicino spazio commerciale (book shop); una nuova saletta per i nostri custodi, che consentirà loro di assicurare anche la vigilanza notturna”.
Il Satiro danzante, infatti, attrasse – subito dopo il suo ritrovamento nel 1998 – gli appetiti di Matteo Messina Denaro. Il valore dell’opera – che allora si aggirava sugli 800 mila euro – stuzzicò l’interesse del boss. Denaro voleva rubare l’opera d’arte, ma non ci riuscì per un puro caso. Ciò che l’occhio lungo della piovra vide subito, non è compreso, nemmeno oggi, dai professionisti della politica. Al Satiro negletto, dopo tutte queste peripezie, non resta che incrociare le dita in una vorticosa danza: non rivolta a Dioniso, questa volta, ma più semplicemente alla Dea bendata.

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