“Il territorio della città e della provincia di Palermo è caratterizzato da un’eccezionale e diffusa ricchezza di beni culturali riguardanti tutte le tipologie individuate dal Codice dei Beni culturali. Alcune tipologie come le opere d’arte, i beni bibliografici e archivistici, gli stessi beni etno-antropologici, sono adeguatamente tutelati e conservati nei musei e nelle biblioteche. Al contrario, altre tipologie di beni come quelli architettonici e archeologici, o quelli naturali e naturalistici, hanno bisogno di un’attenzione costante da parte della Soprintendenza per le loro peculiarità. In quest’ambito, una particolare attenzione va posta a quelle che sono le eccellenze culturali del nostro territorio, quali i complessi monumentali e religiosi di Palermo, Monreale e Cefalù, come i numerosi palazzi monumentali e le ville storiche della città di Palermo o dei centri storici dei comuni della provincia. Non ultime, ci sono le numerose emergenze archeologiche di Palermo e dell’interno, come Montagna dei Cavalli e Monte Maranfusa. Invece, la gestione e la valorizzazione di Himera, Solunto e Monte Jato sono passate agli omonimi Parchi archeologici di nuova istituzione, ferma restando l’attività di tutela che continuerà a essere esercitata dalla Soprintendenza”.
“L’attività delle Soprintendenze si sviluppa attraverso molteplici strumenti che hanno come finalità ultima sia la conservazione sia la fruizione del beni cultuali da parte del pubblico. Tali attività possono realizzarsi attraverso la catalogazione, l’attività vincolistica, gli interventi di restauro e le iniziative di valorizzazione quali pubblicazioni, manifestazioni espositive e culturali. Particolarmente importante ai fini della salvaguardia del territorio, è l’attività finalizzata alla concessione dei permessi e dei nulla osta sugli interventi che sono effettuati sia dai soggetti pubblici sia dai privati sui beni culturali presenti nel territorio. Tuttavia, quest’ultima è particolarmente impegnativa dal punto di vista della consistenza lavorativa ed è l’attività più conosciuta e meno “popolare” delle Soprintendenze. Non si deve, però, dimenticare che le Soprintendenze sono tenute ad applicare le leggi emanate dagli organi politico-legislativi e che esse svolgono una considerevole mole di lavoro. Perciò, è nostro intento modificare l’immagine falsa ma diffusa delle Soprintendenze etichettate come gli “uffici del no”, e stabilire con i cittadini, con gli ordini professionali, con le altre istituzioni, un rapporto di dialogo e di collaborazione che punti a scelte condivise di governo del territorio. Occorre fare attenzione alle esigenze dei cittadini”.
“Se la domanda fa riferimento alla questione della funzionalità degli uffici, l’argomento è complesso e meriterebbe una trattazione molto lunga e articolata, perché riguarda il funzionamento della macchina regionale nel suo complesso. Per quanto riguarda il funzionamento della Soprintendenza di Palermo, il personale amministrativo è talmente ridotto da non assicurare una gestione efficiente. Inoltre, si registrano carenze numeriche non indifferenti sul fronte delle professionalità tecniche, seppur queste ultime siano colmate da ottime professionalità di cui dispone la Soprintendenza. Se invece la domanda fa riferimento al sistema degli strumenti di tutela, si ritiene che l’anello debole vada individuato in una questione di carattere culturale che coinvolge in primo luogo i Comuni. Occorre che tutti i soggetti pubblici e privati debbano partire dalla considerazione che il territorio costituisce una risorsa in sé, se si vuole puntare e fondare uno degli assi di sviluppo della nostra regione sul binomio turismo-beni culturali. La progressiva cementificazione del territorio piuttosto che il recupero dei centri storici e il riuso dell’esistente, contraddice questa scelta apparentemente da tutti condivisa”.
“La Sovrintendenza ha fatto fronte alle numerose emergenze che si sono presentate in questi pochi mesi come la visita del Papa a Palermo o la riunione a Monreale dei 400 parlamentari dei paesi dell’Osce, oltre i temuti crolli nelle Chiese, l’apertura della Palazzina Cinese e la complessa e tormentata questione di Villa Napoli. Soprattutto, si è smaltito in pochi mesi il considerevole arretrato, le cui cause hanno origini molteplici, non ultima la stasi causata dalla riorganizzazione degli uffici voluta dalla riforma dell’amministrazione regionale”.
“La mia gestione punta a migliorare la macchina amministrativa, presupposto indispensabile per assicurare una più efficiente funzionalità. Perciò, il primo obiettivo è quello della informatizzazione degli uffici e delle procedure che permetta di stabilire un rapporto nuovo anche con gli utenti, sfruttando le straordinarie possibilità e potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Per il resto puntiamo al completamento degli interventi su alcuni dei monumenti più importanti della città e della provincia. Per altri versi si vuole ampliare l’offerta di beni culturali attraverso l’apertura dei Musei diocesani di Palermo e di Monreale e di altri complessi monumentali come Villa Raffo o Villa Napoli. Altri due importanti obiettivi sono la riapertura delle Grotte dell’Addaura e l’iscrizione dell’itinerario arabo-normanno di Palermo-Monreale-Cefalù nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco”.