Lavoro sommerso in Sicilia, fenomeno che non si attenua - QdS

Lavoro sommerso in Sicilia, fenomeno che non si attenua

Michele Giuliano

Lavoro sommerso in Sicilia, fenomeno che non si attenua

martedì 15 Marzo 2011

Resta alta l’incidenza dell’impiego di mano d’opera irregolare: mediamente tra il 20 e il 25%. Il 2011 si è aperto con la scoperta della GdF di lavoratori non in regola tra Ct e Tp

PALERMO – Che ci sia crisi o meno poco cambia in Sicilia rispetto all’incidenza del fenomeno del lavoro sommerso. Statisticamente la storia sembra essere sempre quella: vuoi perché un’azienda non è in grado di pagare tutte le imposte legate alle assunzioni, vuoi perché vuole lucrare senza scrupoli sulla pelle di chi è disoccupato, nell’Isola resta alto il numero di lavoratori irregolari o addirittura del tutto in nero.
Gli indici sono sostanzialmente invariati ed oscillano sempre tra il 20 ed il 25 per cento di mano d’opera irregolare utilizzata dalle imprese. Appellarsi dunque alla crisi che si è scatenata in questi ultimi due anni forse è anche fin troppo riduttivo. Lo conferma d’altronde il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha reso pubblici i risultati del piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia adottato anche in Sicilia: da queste parti il 48 per cento delle aziende controllate è risultato irregolare. A suffragare il tutto anche una recente indagine della Cgia di Mestre sul tasso di irregolarità, cioè l’incidenza percentuale del numero di unità di lavoro irregolari su quelle regolari. La Sicilia ha un tasso di irregolarità del 21,4 per cento in relazione ai suoi 326.300 lavoratori irregolari.
Ma mentre queste cifre “vanno in soffitta” e restano agli annali della statistica, perché sono un consuntivo del 2010, l’anno nuovo certamente non si è aperto con un’inversione di tendenza, anzi. I controlli a raffica di ispettorati del lavoro e Guardia di Finanza lasciano poco spazio ad altre interpretazioni. In provincia di Trapani ad esempio le fiamme gialle hanno effettuato 103 controlli, che hanno interessato i comuni di Trapani, Marsala, Alcamo, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Favignana e Pantelleria, nei confronti di svariate categorie economiche. Sono state accertate 56 mancate emissioni di scontrini e ricevute fiscali e sono stati individuati 7 lavoratori completamente in nero. Avviati, inoltre, gli approfondimenti ispettivi nei riguardi dei titolari delle ditte sottoposte a controllo, dove è stata rilevata la presenza di lavoratori in nero, per il recupero delle somme dovute in materia di ritenute previdenziali e assicurative.
Dall’inizio dell’anno le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Trapani hanno effettuato oltre 3.000 controlli antievasione, scoprendo circa 450 lavoratori in nero o irregolari ed elevando 300 violazioni amministrative a carico dei datori di lavoro. Altra provincia sotto torchio è quella di Catania dove il tasso di sommerso è abbastanza elevato.
Qui sono stati scoperti ad oggi 68 lavoratori irregolari durante controlli effettuati in alcuni esercizi commerciali della cittadina catanese.
In ben 25 casi è stata proposta la sospensione dell’attività imprenditoriale. Inoltre 3 titolari di bar sono stati denunciati per aver violato la normativa che disciplina il lavoro minorile e i carabinieri hanno anche riscontrato violazioni concernenti la manodopera clandestina perché 3 lavoratori irregolari erano sprovvisti di permesso di soggiorno. Intanto i finanzieri garantiscono che analoghi controlli proseguiranno in tutta la Sicilia.
 

 
L’approfondimento. Le sanzioni in vigore per i trasgressori sono pesanti
 
Davvero pesanti le ammende che sono previste dalla legislazione nazionale in caso di utilizzo di lavoratore totalmente o parzialmente irregolare. Se il datore di lavoro omette o ritarda la comunicazione obbligatoria all’Inps, deve pagare una sanzione amministrativa alla direzione provinciale del Lavoro che va da 200 a 500 euro per ogni lavoratore di cui non si è comunicata l’assunzione. In caso di mancata iscrizione del lavoratore domestico all’Inps, sempre la direzione provinciale del Lavoro può applicare al datore di lavoro una sanzione che va da 1.500 euro a 12.000 euro per ciascun lavoratore “in nero”, maggiorata di 150 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo, cumulabile con le altre sanzioni amministrative e civili previste contro il lavoro nero. Nel caso di “lavoro nero” (lavoratore assunto senza Comunicazione e senza iscrizione all’Inps) la legge prevede che, per l’omesso pagamento dei contributi di ogni lavoratore, il datore di lavoro debba pagare le sanzioni civili al tasso del 30 per cento in base annua calcolate sull’importo dei contributi evasi con un massimo del 60 per cento ed un minimo di 3.000 euro, indipendentemente dalla durata della prestazione lavorativa accertata.

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