“Presiedo Edilcassa Sicilia da sei anni, mentre l’Istituto nasce nel 1997, quando include due sigle sindacali. Poi, nel marzo 2010 la Cgil, la Cisl e l’Uil entrano anch’esse a far parte dell’Edilcassa, permettendo quest’ultimo di diventare come la centoventesima cassa edile a livello nazionale. Ciò ha permesso di sviluppare una struttura più completa e più forte rispetto al passato”.
“No, non esistono sedi dislocate nelle province, ma si trova un’unica sede a Palermo che ha competenza su tutta la Sicilia, contrariamente alla Confindustria che dispone di nove casse edili, una per provincia, e che fanno capo all’Ance”.
“Edilcassa comprende gli artigiani e le piccole e medie imprese fino a cinquanta dipendenti. Ci sono 2400 imprese associate in tutta la Regione che dipendono direttamente da Palermo. Tuttavia, esistono degli sportelli dislocati nelle sedi della Confartigianato per il sostegno alle imprese del territorio. Gli imprenditori che fanno parte della Edilcassa, peraltro, sono in posizione paritetica con i rappresentanti dei sindacati e aderiscono all’associazione nazionale Anaepa, l’Associazione Nazionale Edili e Affini”.
“L’Edilcassa è un ente bilaterale che associa le imprese edili e i lavoratori che operano in questo settore. L’Istituto eroga delle prestazioni, come la gratifica natalizia o le ferie che sono versate due volte nell’anno solare, una a luglio e l’altra a dicembre, agli operai aderenti alla cassa, così che i lavoratori possono ricevere l’equivalente della tredicesima e della quattordicesima. Tali prestazioni, comunque, possono comprendere anche benefici non contrattuali come le visite mediche o odontoiatriche. Poi, l’Istituto copre le prestazioni degli infortuni o le malattie dei lavoratori o degli imprenditori”.
“Le imprese devono versare i contributi alla Edilcassa e i lavoratori devono essere iscritti obbligatoriamente alla cassa per usufruire delle prestazioni e devono essere dipendenti dell’azienda. I versamenti consistono nel 22,50% del monte contributi che coprono le spese degli infortuni, il 14,20% è stornato a favore dei lavoratori, mentre il resto o è impiegato per le spese di gestione o per la realizzazione dei corsi di formazione sulla sicurezza. Si tratta di corsi autorizzati che si tengono in luoghi abilitati e realizzati da personale legittimato. A questo proposito, Edilcassa sta cercando di stabilire un accordo con le casse edili di Confindustria per realizzare dei corsi di formazione congiunti nelle scuole edili, provvedendo ai contributi richiesti. Tali corsi sono obbligatori, poiché la sicurezza è da sempre uno degli aspetti fondamentali”.
“Sì, la crisi economica attuale sta rovinando in modo profondo l’economia isolana e l’edilizia, che è il settore trainante di quest’economia, è fermo. Il settore edile, infatti, non comprende solo le imprese direttamente coinvolte nelle costruzioni o nelle ristrutturazioni, ma include un indotto che coinvolge tutti i campi. Quando l’edilizia è ferma, tutto il comparto industriale ne risente e ciò costituisce uno dei freni dell’economia”.
“Sia la Regione, sia gli enti locali non stanno aiutando l’economia dell’Isola. Del resto, ci si trova di fronte ad un circolo vizioso, giacché la Regione stessa diminuisce i fondi destinati agli enti locali, questi non si ritrovano le risorse economiche necessarie per dare avvio ai lavori e le imprese non possono pagare i contributi alla Regione che ha meno risorse da poter investire. Anche il settore privato non impegna più risorse, poiché prevale il timore d’investire vista la crisi imperante. Ciò limita molto la capacità di recupero e di sviluppo dell’economia regionale”.
“La Confartigianato partecipa all’elaborazione delle leggi che riguardano il settore edile, come dimostra la legge sugli appalti. Tuttavia, il mondo politico è sordo alle necessità del settore, per cui tutti gli operatori del settore edile stanno facendo fronte comune per difendere la sopravvivenza del settore. In questo momento, si sta spingendo la Regione affinché s’impieghino i fondi strutturali europei previsti nell’agenda 2007/2013. Se non si riuscirà a usufruirne, si rischia che siano ritirati con grave danno per tutta la Regione. Se non saranno adottati dei provvedimenti che aiutino le imprese, la Confartigianato, insieme a tutti le altre associazioni di categoria, metterà in atto iniziative forti perché il settore edile sia finalmente ascoltato. Non è sufficiente solo la protesta riportata dai giornali”.
“Come membro della dirigenza di Confartigianato, in questo momento, si può esprimere che esistano molte difficoltà nel rapporto con le banche per l’accesso al credito da parte delle imprese artigiane e ciò sta creando molte difficoltà alle imprese. Nel 2008, all’inizio della crisi, gli Stati hanno sostenuto le banche per impedire il loro crollo, oggi gli stessi istituti di credito non favoriscono gli indispensabili prestiti alle imprese. Il mondo economico attuale si basa sulla vitalità delle imprese che forniscono beni ed erogano servizi per tutta la società. Se le imprese non sono sostenute, però, si uccide l’economia, perché viene a mancare il motore di sviluppo della nostra società”.
“Agli inizi del 2011, si è tenuto un convegno della Confartigianato che puntava a focalizzare l’attenzione sul patrimonio artistico siciliano che è uno dei più vasti d’Italia. Questo settore può mobilitare milioni di euro, giacché si tratta di recuperare un patrimonio immenso che oggi è trascurato. Si pensi solo alle possibilità che si presenterebbero per l’economia regionale grazie al recupero dei numerosi palazzi del periodo barocco, o delle rovine archeologiche greco-romane. Infatti, l’attività di restauro comporta l’impegno massiccio delle imprese artigiane, cosa che permetterebbe il recupero di beni, altrimenti destinati alla rovina”.
“La Confartigianato ha presentato dei progetti di sviluppo e di recupero in grado di rivitalizzare l’economia attraverso la valorizzazione e il recupero del patrimonio artistico siciliano che non si riesce a far fruttare. Eppure, le opportunità offerte sono parecchie e la rivalorizzazione del settore permetterebbe di sostenere il turismo, fornendo notevoli opportunità anche in questo settore. Se esistesse una coesione tra il mondo della politica e quello imprenditoriale, si potrebbe affrontare la crisi in atto in modo adeguato. Del resto, personalmente non ho mai assistito in quarant’anni di attività a una crisi simile a questa attuale”.