Mobilità sanitaria: primato al Centro-Nord - QdS

Mobilità sanitaria: primato al Centro-Nord

Maria Francesca Fisichella

Mobilità sanitaria: primato al Centro-Nord

sabato 07 Maggio 2011

Dai dati a confronto emerge come i risparmi sui costi consentono di investire sulla qualità delle prestazioni. All’Ospedale classificato “Sacro Cuore - Don Calabria” di Negrar (Vr) 6.000 pazienti da altre Regioni

CATANIA – Al fine di arginare il fenomeno della mobilità passiva (residenti che vanno fuori a curarsi) l’assessore alla sanità Massimo Russo, ha inserito, tra gli obiettivi primari del Piano regionale 2011-2013, la mobilità interregionale. Nel documento si legge: “Riduzione entro il 31/12/2013 almeno del 15 per cento del saldo negativo riferito al numero delle prestazioni tra mobilità passiva ed attiva extraregionale rispetto allo stesso dato per l’anno 2010, nonché analoga riduzione del medesimo saldo di mobilità passiva infraregionale in ciascuna Asp adottando misure idonee al conseguimento di tali obiettivi sulla base del costante monitoraggio dei flussi di mobilità attiva e passiva per ogni tipologia di ricovero”.
Questo è quanto riportato nell’inchiesta del QdS dello scorso 28 aprile 2011, dove emerge che “il saldo tra la mobilità attiva (pazienti che vengono nell’Isola) e passiva (residenti che vanno fuori) è negativo e pari a -172,7 milioni di euro. Dall’inchiesta è pure emersa la predilezione spiccata per il Centro-Nord. La Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana sono le mete più frequenti dei “viaggi della speranza”.
I dati parlano: così ad esempio, secondo i dati forniti dal ministero della Salute ogni anno in Sicilia vengono a curarsi circa 19.000 utenti, contro i 65.000 che da altre regioni vanno invece a curarsi in Veneto. Dunque, facile è immaginare il guadagno per il Veneto e la perdita per la Sicilia.
Di seguito il confronto tra due strutture. Una veneta, l’Ospedale classificato “Sacro cuore-Don Calabria” di Negrar (Verona), e l’altra siciliana, l’Azienda ospedaliera “Cannizzaro” di Catania.
A descrivere la prima il presidente del centro, fr. Mario Bonora.
Come prima domanda abbiamo chiesto se i 31 mila ricoveri che si effettuano presso il loro ospedale in un anno, sono da intendersi relativi all’area medica o si considera anche l’area socio-sanitaria.
“Si tratta solo di attività ospedaliera (circa 31mila ricoveri ordinari o diurni), non di area socio-sanitaria. A questi andrebbero aggiunte oltre 2.500 prestazioni chirurgiche (ernia, cataratta, stripping di vene, tunnel carpale) eseguite in regime ambulatoriale”.
Sul totale dei 1750 dipendenti del “Sacro cuore – Don Calabria”, può entrare nel dettaglio e fornirci il numero dei dipendenti della sola Area sanitaria, distinguendo amministrativi, personale medico, infermieristico e dirigenti medici che insieme fanno fronte ad un carico di 31.000 ricoveri all’anno?
“I dipendenti dell’area sanitaria sono circa 1520, così ripartiti: circa 220 medici, 150 amministrativi e 1150 tra infermieri, operatori sanitari e altro personale di assistenza tecnica e manutenzione. Naturalmente, oltre all’attività di ricovero, questo personale copre anche l’attività ambulatoriale (circa 1.200.000 prestazioni annue)”.
Nel vostro ospedale un paziente, che decide di affidarsi alle vostre cure, consente un risparmio dei costi più del 20% per cento rispetto ad un altro ospedale. Ci faccia degli esempi. Non fate, dunque, riferimento al tariffario nazionale?
“Dai dati forniti dal Ministero sull’attività del 2009 (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1491_allegato.pdf) ripresi dal “Corriere del Veneto” dell’11 febbraio 2011, si può calcolare che, almeno nel Veneto, il ricovero in una struttura privata costa il 22,3% in meno rispetto a quello in una struttura pubblica. Questo può avvenire solo cercando di ottimizzare i costi di produzione, pur conservando la qualità del servizio: soprattutto cercando di ottenere i prezzi migliori negli approvvigionamenti (farmaci, guardaroba, cucina) e contenendo i costi amministrativi, dosando cioè al meglio la proporzione tra personale di supporto e personale operativo. Il nostro ospedale viene pagato “a prestazione” cioè con la tariffa Drg di ogni ricovero. Sebbene il tariffario sia fermo al 2006, fino all’anno scorso la contrattazione con la Regione ci accordava una certa percentuale di incremento finanziario. Questa quota, essendo la nostra una struttura no profit, è in parte destinata a investimenti strutturali e tecnologici per mantenere la dotazione all’avanguardia (la nostra struttura attualmente può contare su 2 tac, 3 risonanze magnetiche, tutte di ultimissima generazione; su una tc-pet che è una delle uniche in Europa, su due acceleratori lineari e su 14 sale operatorie)".
Ed infine, quanti sono in un anno i ricoveri dal Veneto, e quanti dalle altre regioni? E quanti giorni di ricovero si prevedono in media, a seconda della patologia trattata? E quale è la media relativa all’attesa per il ricovero?
“Circa 25.000 ricoveri dal Veneto e 6.000 dalle altre regioni, la percentuale esatta è il 20,2.
La degenza media è di 6 giorni nell’area medica e di 4/5 giorni nell’area chirurgica.
L’attesa media dei ricoveri dipende, secondo i criteri della Regione Veneto, dalla classificazione di priorità in 4 fasce di ogni ricovero stabilita dal medico inviante. Comunque, si passa da un tempo massimo di sei mesi per interventi molto richiesti e complessi come la protesi articolare alla pronta disponibilità per i ricoveri di Oncologia e in genere di Chirurgia”.

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