Fisco e ganasce fiscali, Pmi soffocano - QdS

Fisco e ganasce fiscali, Pmi soffocano

Michele Giuliano

Fisco e ganasce fiscali, Pmi soffocano

giovedì 28 Luglio 2011

Le imprese siciliane non riescono a reggere l’onda d’urto della pressione fiscale e in molti sono costretti a chiudere. Si chiede una riforma del fisco che punti ad allegerire la pressione e i prelievi dello Stato

PALERMO – Imprese strangolate dalle tasse in Sicilia. Un coro unanime quello che arriva dalle organizzazioni di categoria,specie sul fronte delle piccole e medie aziende. è soprattutto da questa categoria che si registrano i malumori più pesanti e le paure più tambureggianti. Un po’ ovunque, a livello territoriale, si fa presente che l’attuale situazione potrebbe portare a far implodere un sistema che di per sé è già abbastanza fragile per via di una condizione di crisi che si trascina oramai da un triennio.
“Le imprese sono al collasso – commentano da Confartigianato Trapani il presidente provinciale Orazio Bilardo ed il segretario Francesco La Francesca -: in Sicilia c’è una emergenza lavoro e c’è la pressione fiscale che rischia di farsi opprimente. I lavori sono fermi ed il carico fiscale è destinato a crescere a causa delle modifiche al regime della riscossione che, a partire dal primo luglio hanno reso immediatamente esecutivi gli atti di accertamento, esponendo gli imprenditori alle azioni esecutive di Equitalia”. I due dirigenti di categoria non fanno differenza tra governo nazionale ed esecutivo regionale. Invocano una inversione di tendenza. “Al Parlamento nazionale – dicono – chiediamo che venga concessa una moratoria sui debiti al fine di aiutare le piccole e medie imprese e l’abolizione delle ganasce fiscali per importi non significativi. La Regione è invece chiamata ad adottare misure di sostegno alle imprese”.
La Cna, confederazione nazionale artigiani, si mobilita ad Agrigento contro la pressione fiscale e la riscossione coattiva delle imposte che stanno strangolando le imprese della provincia. è stato organizzato un primo sit-in dinanzi alla sede della direzione provincia della Serit in piazza Metello. “Il peso della pressione fiscale – dicono dalla segreteria agrigentina dell’organizzazione di categoria – è cresciuto sia sui cittadini che sulle imprese. Ciò insieme agli altri effetti della crisi economica sta determinando la chiusura di tante attività”.
La direzione provinciale della Cna di Agrigento ha deliberato che è necessaria una forte iniziativa per chiedere l’avvio concreto di una riforma del fisco che punti ad alleggerire la pressione e i prelievi esercitati dallo Stato e dagli altri Enti Pubblici sulle imprese e sul lavoro. Ad essere focalizzate in primis alcune criticità: le ganasce fiscali per importi anche irrisori e le ipoteche sui beni immobili, nonché le cartelle e gli avvisi di pagamento direttamente esecutivi anche se illegittimi. “Per non parlare degli aggi di riscossione al limite dell’usura, – dice la Cna agrigentina – e, continuando, al carattere odioso dell’Irap determinato dal disincentivo alle assunzioni, poiché essa grava sulle imprese e viene commisurata ai livelli occupazionali. Da anni viene promessa una revisione di questi meccanismi con appositi investimenti come la lettera inviata dal Presidente del Consiglio all’assise nazionale della Cna con cui si dava per fatta la riduzione dell’Irap già due anni fa”, sostiene Eugenio Esposto, segretario provinciale della Confederazione.
 


L’approfondimento. Aumenta il fenomeno dell’abusivismo
 
La Cna sottolinea inoltre che “migliaia di imprese sono soffocate dalle cartelle esattoriali, le fasce marginali dell’imprenditoria sono sempre di più spinte al fallimento, alla chiusura o alle attività abusive. Gli abusivi totali non sono assolutamente né cercati né vessati”. Ecco perché l’organizzazione di categoria annuncia di volere difendere le ragioni delle imprese avviando una fase di mobilitazione sulla base delle seguenti richieste: riforma del fisco e della professione fiscale; revisione dei meccanismi di riscossione coatta; approvazione e avvio di un piano straordinario per il lavoro. “La Sicilia è in una situazione di inaccettabile stallo e le conseguenze si riversano pesantemente sulle spalle delle imprese. Subito dopo la finanziaria dovevano arrivare le riforme e le leggi sullo sviluppo, invece il governo è immobile, l’Ars è impantanata e gli assessorati sono paralizzati. Così non si può andare avanti”, dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna. “L’unica cosa che si riesce a fare – aggiunge – è trovare i soldi per il solito vecchio e clientelare mondo della formazione: è il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità, l’elenco delle promesse non mantenute è diventato troppo lungo”.

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