Le imprese attendono fatti dopo gli annunci - QdS

Le imprese attendono fatti dopo gli annunci

Francesco Sanfilippo

Le imprese attendono fatti dopo gli annunci

martedì 02 Agosto 2011

Forum con Filippo Ribisi, presidente Rete Imprese Italia per la Sicilia

Quali sono i problemi che colpiscono di più le imprese aderenti alla Rete Imprese Italia?
“Innanzitutto, come Rete Imprese Italia sono rappresentate tutte le piccole e medie imprese che fanno parte delle associazioni Confartigianato, Cna, Casa artigiana, Confcommercio e Confesercenti. Queste imprese sono quelle che soffrono di più per una crisi che è congiunturale ovunque, ma che in Sicilia è da anni anche strutturale. Il guaio è che anche i politici ripetono che è strutturale, ma non si fa nulla per risolverla, adottando una terapia adeguata. Il primo incontro con il Governo Lombardo ci aveva fatto credere che si potessero affrontare i problemi. Durante un convegno, intitolato “Rinascimento siciliano”, era stata anche avanzata una proposta di sviluppo per la Sicilia, ma non ci sono stati segnali da parte del Governo. Uno dei pochi provvedimenti è stato un bando con finanziamento a tasso zero per la ristrutturazione dei centri storici di cui, però, non si vedono gli effetti. A marzo, c’è stato un incontro col Governatore per sentire le nostre richieste. Si è proposto, in quest’occasione, di aprire un tavolo operativo che monitorasse i punti essenziali del Patto per le Emergenze e per il Lavoro. Finora, non solo non è partito il tavolo, ma non è stata fatta alcuna convocazione per avviare il programma proposto. Il Governo ha delle difficoltà operative di cui ci si rende conto, come dimostra la vicenda dei tagli ai fondi Fas da parte del Governo nazionale. Tuttavia, è in questi momenti che non bisogna dimenticare le possibilità per avviare lo sviluppo economico”.
In effetti, la scelta finora fatta, è di pensare a gestire le emergenze, non a programmare una strategia di sviluppo, non è così?
“Si pensa a emergenze di facciata, perché ci si occupa di quelle più visibili, ma il fatto che altre categorie non protestano, non vuol dire che non abbiano problemi seri. Tuttavia, si tratta di categorie che lavorano in difficoltà e che finora si è riusciti a frenare dal manifestare in modo forte, ma occorre dare delle risposte”.
Il tavolo di concertazione però è fallito, finora.
“Il tavolo ha un senso se si promuovono le proposte fatte su un piano straordinario del lavoro. Questo piano prevede uno stanziamento di 300 milioni di euro per attivare tanti piccoli lavori cantierabili a favore del recupero di opere pubbliche e strade danneggiate. Se partisse questo progetto, si attiverebbe un volano che contribuirebbe a sviluppare l’economia. Una seconda proposta riguarda la riforma del credito per le imprese, ma per fare questo occorre aprire un tavolo di confronto con le categorie interessate. Recentemente, si è discusso l’accorpamento del Crias con l’Ircac, cosa che è stata respinta da noi, perché è necessario ridiscutere tutta la politica del credito agevolato. Si è riuscito a bloccare quest’accorpamento nella finanziaria, ma non è seguito alcun altro provvedimento”.
Che cosa può dirci sul pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Regione?
“La Regione è in forti difficoltà per i pesanti tagli operati dal Governo nazionale, però esistono tanti strumenti per pagare i crediti contratti dalle imprese col Governo regionale”.
È stato proposto all’assessore Armao di far indebitare la Regione con le banche a tassi agevolati, per dar modo a quest’ultima di pagare subito le imprese creditrici. Poi, le banche sarebbero rientrate dalle loro esposizioni, trattenendo le somme che, a vario titolo, la Regione avrebbe incassato. È possibile applicare questa proposta?
“Questa proposta è stata fatta dalle nostre categorie alcuni anni fa, ma le banche vogliono garanzie, perché già la Regione è indebitata. Il vero problema è che il Governo Lombardo sta disattendendo da due anni e mezzo una politica di sviluppo strategico per 300 mila imprese. Quello che si chiede, è di mettere le imprese in grado di riscuotere i crediti. Se le nostre imprese hanno problemi con la Serit, l’ente di riscossione regionale, è perché non riescono a incassare i crediti vantati”.
 

 
Dopo l’ingegneria finanziaria del passato la Regione si dia una seria strategia di sviluppo
 
Per realizzare una spesa, è noto che prima occorre sapere su quali fondi poter contare e averli pronti per pagare la spesa prevista. Questo principio di buon senso è vero, non si spiega perché mai la Regione continui a produrre debiti.
“In teoria è così, ma alcuni governi e alcuni governatori hanno fatto dell’ingegneria finanziaria in passato. Difatti, si sono inventati che il debito diventa certo nel momento in cui la contabilità è approvata e c’è la fattura del creditore. Si stanzia ipoteticamente un fondo, ma non è detto che questo sussista realmente al momento del pagamento. A questo punto, l’impresa si rivolge alla giustizia e parte il decreto ingiuntivo, ma non sempre quest’ultimo trova facile esecuzione”.
Che cosa proponete per risolvere il problema?
“Finora la mia presidenza è partita dalle soluzioni proposte senza preconcetti, ma non si può stare a parlare sempre delle stesse questioni. Le soluzioni proposte per risolvere il problema dei debiti con le imprese non sono state prese in considerazione, così come non si parla più di rimodulazione del Por e di semplificazione amministrativa. Di quest’ultima si parla spesso nei giornali ma, prima di semplificare i passaggi, occorre mettere il sistema in grado di poter realizzare tale semplificazione. Ciò non è accaduto finora, poiché i passaggi sono rimasti gli stessi. Si parla di sportelli unici, ma non ce ne sono. Le nostre imprese vogliono un Governo che lavori, indipendentemente dal suo colore politico. Programmare è difficile e scomodo, perché non dà subito visibilità, ma è pianificando una strategia che si aiuta la Sicilia a uscire dalla crisi”.

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