Ambiente, la Regione siciliana investe poco e male - QdS

Ambiente, la Regione siciliana investe poco e male

Gabriele Ruggieri

Ambiente, la Regione siciliana investe poco e male

martedì 11 Ottobre 2011

Forum con Domenico Fontana, presidente Comitato Legambiente Sicilia

Quante riserve naturali ricadono sotto la vostra gestione?
“Dal 1995 custodiamo sei riserve naturali. L’argomento delle aree protette è ancora una volta un tema che ci racconta una fragilità del sistema. Nel 2001, quando abbiamo cominciato la fase di concertazione per usufruire dei fondi europei, nel Por si scrisse che la Regione Sicilia doveva costruire un modello di sviluppo che doveva essere fondato sulla sovrapposizione della rete ecologica, che tiene insieme aree protette, parchi e riserve, ed il sistema dei beni culturali. Questa sovrapposizione avrebbe dovuto fare da struttura per i settori economici portanti quali agricoltura, turismo e quant’altro. Non mi pare che ciò si sia verificato. In questi anni la Regione ha investito poco ed ha investito male. Lo scorso anno erano stati tagliati circa il 50 per cento dei fondi per le aree protette, che sono stati rimessi in capitolo solo dopo una serie di scioperi a cui abbiamo aderito anche noi. In questo settore, tolti i fondi europei, la Regione non ha fatto nemmeno un investimento, se non nelle aree gestite dall’Azienda Foreste”.
Come giudica la politica del Governo regionale?
“Da troppo tempo si riscontra la mancanza di un vero e proprio piano per l’ambiente. La fragilità di questo sistema è strutturale. A mio parere l’attuale assessore ha la sensibilità e gli strumenti tecnici adeguati per capire le problematiche del settore, ma la presenza di un buon assessore non basta. In questi giorni abbiamo sottoscritto un accordo di programma quadro per usare al meglio i fondi strutturali europei, adesso bisogna capire se ci riusciremo o meno. La volontà c’è, ma basta guardare le condizioni in cui versa l’assessorato al Territorio e Ambiente, per capire che sarà difficile far sì che quei 20 milioni che si pensa di poter spendere vengano spesi davvero per far diventare la grande biodiversità delle 76 aree siciliane un’attraente risorsa turistica. È poi paradossale che la Regione, piuttosto che investire sui beni culturali, sul turismo e sulla tutela dell’ambiente, potenziali guide per l’economia locale, o su infrastrutture di importanza strategica, preferisca investire centinaia di milioni su grosse infrastrutture di dubbia utilità come la Nord-Sud Santo Stefano di Camastra – Gela. I parchi in Sicilia, sono bloccati da anni, perché la politica, anziché percepirli come strumenti dello sviluppo del territorio, li percepisce come carrozzoni clientelari nei quali piazzare uomini da controllare. Manca inoltre un piano energetico aggiornato. Mentre regioni come la Puglia hanno deciso di cavalcare l’onda, redigendo tre piani energetici nello spazio di cinque anni, adeguandoli di volta in volta alla realtà attuale, il Governo siciliano, con argomenti strumentalmente ambientalisti prova a difendere ciò che in realtà non ha mai difeso, cosicché possiamo trovare aree in cui è proibito sfruttare energie rinnovabili, ma è consentito fare lottizzazioni. Dobbiamo capire se la chiave ambientalista, la green economy sulla quale stanno tanto scommettendo gli altri paesi, viene considerata anche da noi una scommessa. Quello che più mi fa piacere ed al contempo mi impressiona, è che oggi ci troviamo a dire le stesse cose Legambiente e Confindustria”.
Il cittadino siciliano è ambientalmente cosciente?
“Molto spesso il cittadino dimostra di essere più lungimirante di chi lo governa. Già nel 1987, si abrogò il nucleare ritenendo che fosse una risorsa senza futuro, con molti anni di anticipo rispetto agli altri paesi europei. Purtroppo, questi anni avrebbero dovuto porci in una posizione avvantaggiata rispetto agli altri nella corsa per lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma l’immobilismo politico ha stroncato tutto, tanto che siamo costretti ad inseguire su questo settore. Siamo, tuttavia, infinitamente più avanti in termini di sensibilità per l’ambiente di quanto non fossimo 20 anni fa. La cultura è cambiata, forse è arrivato il momento per i siciliani di iniziare a pretendere dai propri eletti, di qualunque parte politica essi siano, un cambiamento di natura culturale, perché sempre più spesso ci ritroviamo ad avere una società civile più avanzata rispetto alla propria classe dirigente”.
 

 
Energie rinnovabili, c’è un immobilismo persistente e la Sicilia rischia di perdere un importante treno
 
Quali sono le principali criticità riscontrate in Sicilia?
“Penso che la criticità più grave in Sicilia sia rappresentata dall’immobilismo persistente, che sta facendo perdere alla nostra Regione la gigantesca occasione di poter cavalcare la rivoluzione industriale, economica ed energetica attualmente in corso riguardante l’ambito energie rinnovabili, unico settore che, in un periodo di estrema crisi globale, continua a crescere del 30 per cento ogni anno. Sulle rinnovabili stanno investendo cifre iperboliche non solo i paesi sviluppati, ma anche quelli cosiddetti in via di sviluppo, che saranno i giganti economici del domani. Pensare di restare fuori dalla corsa a queste nuove fonti di energia nonostante il privilegio di trovarsi in un’area meteoclimatica estremamente adatta a questo tipo di sviluppo vuol dire perdere un treno troppo importante. Anche da un punto di vista ambientalista, bisogna prendere atto del fatto che il mondo sta cambiando, capire che la storia ha una sua inerzia, non si può fermare senza venirne travolti. Da qui a qualche anno, gli impianti per la produzione di energie rinnovabili si faranno, anche in Sicilia, con la differenza che, non avendo noi governato questo processo, non avremo creato un’industria locale ed ancora una volta il nostro territorio verrà svenduto a speculatori provenienti da fuori, che ne guadagneranno senza troppo curarsi dei nostri interessi. Gli ambientalisti, i partiti politici, chi governa, dovrebbero capire qual è l’inerzia della storia, provare ad interpretarla e capire come poterne diventare protagonisti”.
 

 
Eolico, il vero problema è l’attuale rete inadeguata
 
L’eolico ha sempre suscitato polemiche, anche tra gli ambientalisti, qual è la sua posizione in merito? La nostra Regione è pronta per sfruttare l’energia prodotta dalle numerose installazioni eoliche?
“Anche dal punto di vista ambientalista serve un’autocritica. Non c’è dubbio che i paesaggi particolarmente pregiati devono essere difesi, ci siamo opposti alla realizzazione di due parchi eolici sulla piana di Ragusa, al contempo, tuttavia, è necessario capire l’importanza delle installazioni. Basta semplicemente che chi rappresenta gli interessi collettivi sia in grado di segnalare agli imprenditori i siti più indicati. Voglio anche smentire il luogo comune secondo cui si possa fare speculazione con l’eolico. La speculazione più forte è quella che riguarda il fotovoltaico, in quanto, visti i costi di produzione ancora troppo elevati, viene sostenuto in Italia, ed in altri paesi, dal Conto energia, consentendo profitti senza pari, tanto da attirare interessi di diversi fondi d’investimento esteri. L’eolico, invece, non andrebbe sostenuto, in quanto già industrialmente maturo. Produrre un megawatt da eolico costa quanto produrne uno a turbogas, non sostenendolo, verrebbe fuori la qualità dell’industria, mettendo alla porta altri interessi come quelli mafiosi. Inoltre, se gli impianti eolici costruiti non dovessero produrre, non riceverebbero alcun ricavo. Il vero problema legato all’eolico è la nostra rete, che ancora oggi non è adeguata, anche se Terna sta investendo molto in questo senso, bisogna perseguire questa strada, trovando il coraggio di far sì che l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili soppianti quella delle terribili centrali esistenti come quelle di Priolo, Porto Empedocle ed Augusta, estremamente inquinanti e pericolose”.
 

 
Curriculum
 
Nato ad Agrigento, il 30 novembre 1967, Domenico Fontana è laureato in architettura ed attualmente svolge la professione di architetto ed urbanista. Tra le attività da lui precedentemente svolte è stato membro della Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche e consulente dell’Agenzia temporanea provinciale di sviluppo, per la provincia di Agrigento. Ha diretto dal 1996 al 2008 la Riserva naturale integrale Macalube di Aragona. Dal 2003 ricopre la carica di presidente regionale del comitato Legambiente Sicilia.

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