Comunicare il Vangelo nel mondo che cambia - QdS

Comunicare il Vangelo nel mondo che cambia

Stiben Mesa Paniagua

Comunicare il Vangelo nel mondo che cambia

venerdì 21 Ottobre 2011

Forum con Monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania

Sappiamo che già da un anno è iniziata la visita pastorale: può parlarcene?
“Da ottobre dell’anno scorso l’impegno principale che viviamo nella Diocesi è la visita pastorale. Abbiamo scelto di presentarla come dono del Padre per la nostra Chiesa. Questa visita nelle parrocchie diocesane serve, oltreché per farci conoscere meglio il territorio, per cercare di fare il punto della situazione. Proprio su questo concetto stiamo insistendo molto: visita e verifica pastorale. Io sono qui a Catania da otto anni e pertanto anche per me è importante verificare come abbiamo camminato in questo tempo. La visita, anzitutto, è un evento ecclesiale e come tale è legato alla chiesa, al territorio e alla popolazione. Tra l’altro dire che il vescovo visita le parrocchie, dimostra proprio questa forte attenzione verso il territorio. L’etimologia della parola parrocchia è, infatti, vicino le case, vicino le abitazioni, dal greco parà e oikeo”.
E come è suddiviso il territorio diocesano?
“La Diocesi è divisa in quindici vicariati, cioè raggruppamenti di parrocchie. Ho iniziato col primo e il secondo vicariato, quindi l’area vicino la cattedrale e poi la zona di San Cristoforo. Successivamente ho vistato l’ottavo vicariato, Misterbianco e Motta. Adesso sto iniziando a visitare il decimo, Belpasso, San Pietro Clarenza e Mascalucia; a questo seguiranno secondo programma altri due vicariati in centro città. Essendo quindici e avendone fatte tre in un anno, posso ipotizzare che impiegherò un totale di cinque anni per visitare tutte le parrocchie, che sono circa centosessanta. Il fine di tutto ciò è la creazione di quel senso di comunione necessario all’interno della Diocesi”.
Come sono organizzate le sue visite?
“Abbiamo impostate queste visite con modalità univoche, per poter sottolineare alcuni elementi chiave. Il primo è il coinvolgimento degli organismi di partecipazione a livello parrocchiale e a livello vicariale. Ogni parrocchia, infatti, ha il Consiglio pastorale parrocchiale, così come in ogni vicariato c’è un Consiglio pastorale del vicariato. Questi organismi, coinvolti pienamente nella visita pastorale, sono composti fondamentalmente da laici, con il parroco responsabile. Poi c’è il Consiglio per gli affari economici. La preparazione della visita, dunque, non viene organizzata dal parroco in prima persona, ma è il Consiglio pastorale che prepara un programma”.
In questa maniera conosce direttamente ogni singola realtà parrocchiale?
“Durante l’anno capita di visitare alcune parrocchie per vivere momenti particolari. Tuttavia la visita pastorale è cosa ben diversa: la mia presenza dura più a lungo, parlo con i fedeli, mi metto a disposizione per le confessioni. Tutto questo viene molto apprezzato dalle persone, così come per me rappresenta l’opportunità di conoscere maggiormente la comunità. C’è, inoltre, un questionario che il Consiglio pastorale parrocchiale deve compilare per dare un quadro generale della singola realtà. Sempre in quest’ottica, prima della mia visita, si svolge la cosiddetta visita reale: gli uffici di Curia coordinati dal Vicario generale e dal Vicario per l’amministrazione fanno una accertamento amministrativo e poi mettono per iscritto il risultato. Un altro obbligo che hanno le parrocchie riguarda il Consiglio per gli affari economici, questo deve rilasciare il parere sulle scelte riguardanti le spese di manutenzione, ordinaria e straordinaria”.
Come affrontate la tematica della comunicazione? Esiste un indirizzo per guidare i sacerdoti nel dialogo con i fedeli?
“Ci possono essere tantissimi mezzi, ma bisogna chiedersi quanta comunicazione effettiva c’è. Uno degli impegni che stiamo cercando di promuovere è quello della lectio divina, per creare un reale contatto tra i fedeli e il vangelo. La traduzione del testo biblico, benché aggiornata continuamente, contiene un linguaggio diverso perché si rivolge tendenzialmente ad un mondo contadino. Il linguaggio di Gesù era qualcosa di straordinario, infatti, tutte le parabole riescono ed essere immediate. Nel decennio scorso si è portato avanti il programma denominato Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, che significa: il Vangelo è sempre lì, conserva la sua attualità, ma bisogna fare in modo che questo venga percepito”.
 

 
Festa di Sant’Agata, è stata istituita una Commissione per preparare al meglio l’evento
 
Qual è il vostro lavoro, come Curia, per quel che riguarda la Festa di Sant’Agata?
“Abbiamo istituito una Commissione per la festa di Sant’Agata. Personalmente, non essendo catanese d’origine, la Festa non la conoscevo. Il mio primo accostamento con l’evento è avvenuto mentre ero vescovo di Acireale, ma da quando sono qui, agosto 2002, ho conosciuto sempre più e sempre meglio la festa che, tra l’altro, è il secondo evento religioso nel mondo, dopo la Settimana santa di Siviglia. C’è una straordinaria presenza di persone. Ci sono mille aspetti e ciascuno è chiamato a rispondere di un particolare elemento: evidentemente il vescovo non può fare il sindaco, né il questore, né il comandante dei Carabinieri, né quello dei Vigili urbani. L’evento della festa deve essere gestito in equipe, e finora c’è sempre stato questo impegno per lavorare in sinergia, con incontri ad hoc. Chiaramente controllare il comportamento di una presenza così numerosa di persone non è facile, e purtroppo in taluni casi questo comportamento può essere anche censurabile. Il mio compito come vescovo è attenzionare bene il messaggio del Vangelo. Attualmente stiamo insistendo molto sull’impegno educativo, con particolare attenzione a coloro che hanno un ruolo durante la processione. Ci sono tanti giovani che vengono coinvolti anche nell’animazione dei momenti di preghiera. Un altro aspetto importante è quello della solidarietà. La festa, che deve diventare il biglietto da visita della città, per me vescovo rappresenta la possibilità di parlare del Vangelo a migliaia di fedeli”.
 

 
L’attuale crisi educativa riguarda anche gli adulti
 
Quali problematiche le sembrano urgenti in questo momento nel nostro territorio?
“Vi porto un esempio. Sono stato a San Cristoforo, ne sentivo parlare, qualche volta lo avevo visitato superficialmente, tuttavia nei giorni della visita pastorale, guidato dal parroco, ho avuto la possibilità di conoscere la zona più in dettaglio. L’idea precisa di come vivono molte persone in queste aree difficili, non puoi averla se non la vedi. Il punto è che girando per le parrocchie emergono sempre le tematiche sociali che preoccupano maggiormente le famiglie. Molti temi legati ai giovani, le droghe, lo spaccio, la violenza, tutte realtà che la visita pastorale permette di affrontare con più elementi. Un altro problema rilevante è la solitudine: quante persone anziane, sole, sono costrette in condizioni di ristrettezza? Perciò, stiamo cercando di coinvolgere sempre più volontari in questo tipo di servizio. Ed è una delle realtà nella quale i ragazzi potrebbero essere coinvolti, perché offrire ai giovani la possibilità di un impegno è un dovere che noi adulti abbiamo. Le parrocchie, in questo senso, possono fare ancor di più: offriamo qualcosa a questi ragazzi. E non è vero che i giovani non si fanno coinvolgere, dobbiamo pero saperlo fare. Si parla della crisi educativa dei giovani, ma la crisi educativa riguarda innanzitutto noi adulti. Quali modelli diamo alle nuove generazioni? Quale testimonianza? La Conferenza episcopale italiana, in questo decennio ha preso un impegno educativo e c’è, a questo proposito, un documento: Educare alla vita buona del Vangelo. Certamente dobbiamo continuare a lavorare in questo senso. Il primo passo è offrire il nostro esempio”.
 

 
Giovanni Russo: Ordine S. Sepolcro aiuta e sostiene la Curia
 
Insieme a Sua Eccellenza, Monsignor Salvatore Gristina, abbiamo sentito il professor Giovanni Russo, luogotenente dell’Ordine Equestre dei Custodi del Santo Sepolcro.
Quali sono le principali missioni del vostro Ordine?
“L’ordinamento prevede tre norme. La prima regola ci impone di rafforzare la pratica della vita cristiana in fedeltà al Sommo Pontefice secondo gli insegnamenti della Chiesa, vivendo in maniera esemplare la nostra vita, nella famiglia e nella società. La seconda norma ci chiede di rafforzare ed aiutare le opere e le istituzioni della Chiesa Cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Il nostro apporto è di tipo economico, spirituale e di compresenza; e, considerando gli attuali problemi geopolitici dell’area, oggi c’è realmente bisogno di sostegno. Terzo, ma non meno importante, è la disponibilità a collaborare con la Chiesa locale, in questo caso con l’arcivescovo di Catania”.
Com’è organizzato l’Ordine in Sicilia?
“Nella nostra Isola l’Ordine, che è secondo il Codice di diritto canonico un’associazione laica di fedeli sotto la protezione della Santa Sede, ha quattro sezioni (Palermo, Catania, Messina e Siracusa) e ciascuna è retta da un preside. Tutti collaborano con un ecclesiastico: nel caso della luogotenenza il cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo e nostro gran priore; nel caso delle Sezioni con i vescovi e gli arcivescovi delle varie città, che sono i nostri priori. Ci sono, inoltre, le delegazioni di Trapani, Caltanissetta, Agrigento, Piazza Armerina e di Patti”.
Come l’Ordine del Santo Sepolcro affianca l’azione dell’arcivescovo di Catania?
“Con Sua Eccellenza, che oltretutto è il priore della sezione dell’Ordine di Catania, collaboriamo in sintonia con una attività molto proficua, seguendo indicazioni dell’Arcivescovo oppure proponendo noi stessi iniziative. Per esempio, collaboriamo con il direttore della Caritas diocesana, padre Valerio Di Trapani. Così come per la festa di Santa Agata già da alcuni anni curiamo la parte culturale divulgativa”.
Parlando della festa di Sant’Agata, secondo voi quale aspetto dovrebbe essere più attenzionato?
“Sarebbe importante evidenziare che il busto di Sant’Agata non è un simulacro che passeggia per le strade, ma è un reliquiario che va in processione. Questo è un messaggio da sottolineare con forza per rendere sempre più consapevoli coloro che vi partecipano”.
 

 
Curriculum
 
Monsignor Salvatore Gristina è nato a Sciara (Pa), il 23 giugno 1946. Ordinato presbitero da S. S. Paolo VI a San Pietro il 17 maggio del 1970. Ha conseguito la Laurea in Filosofia presso l’Università di Palermo e Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense. Ha svolto il Servizio diplomatico presso le Rappresentanze della Santa Sede, in Costa d’Avorio, Antille, Brasile. Ordinato vescovo dal cardinal Salvatore Pappalardo il 3 ottobre 1992, è arcivescovo di Catania dal 6 agosto 2002.

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