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Catania – Stancanelli: “In caso di scelta, vince Catania”

Melania Tanteri

Catania – Stancanelli: “In caso di scelta, vince Catania”

martedì 25 Ottobre 2011

Incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un centro con più di 20 mila abitanti. I possibili scenari dopo la recente sentenza (n. 277) della Corte costituzionale

CATANIA – Catania o Roma. Dopo la sentenza della Corte costituzionale che, a seguito della denuncia di un elettore etneo, Salvatore Battaglia, ha bocciato la legge n.60 del 1953 nella parte in cui non prevede l’incomapatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un Comune con più di 20 mila abitanti, il primo cittadino etneo dovrà scegliere quale carica vorrà mantenere.
Niente più doppio incarico, quindi, per Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania e Senatore della Repubblica: la decisione della Consulta, la n. 277, infatti, da ragione a quanti, in questi tre anni – Stancanelli è stato eletto senatore e poi sindaco nel 2008 – avevano chiesto l’incopatibilità delle sue cariche che, come il primo cittadino etneo, hanno matenuto anche altri sindaci.
Una decisione storica, dal momento che, prima del pronunciamento della Corte, la legge elettorale prevedeva che un sindaco di un centro con più di ventimila abitanti non potesse candidarsi al parlamento ma non il caso inverso, ovvero quello di un parlamentare eletto durante il suo mandato alla carica di sindaco.
“La sentenza esprime un principio additivo – ha commentato Stancanelli a caldo – cioè una nuova norma che prevede l’incompatibilità. Il giudice che ha rimesso la decisione dovrà prendere atto della sentenza, valuterà le condizioni di diritto, dopo di che prenderà una decisione. Io devo essere messo incondizione di potere scegliere così come prevede la legge che prima non c’era e che oggi, con questa sentenza additiva, c’è. Ritengo che sia giusto che rimanga a fare il sindaco di Catania. Sono stato eletto per questo ma voglio essere io a scegliere”.
Stancanelli, in ogni caso, non sembra aver dubbi: “Di fronte alla scelta, quando ci sarà – ha specificato – io opto per Catania”.
Immediate le reazioni di quella parte politica che, da tempo, chiedeva al primo cittadino etneo di optare per uno dei due incarichi, per poter svolgere al meglio il compito istituzionale. Tra questi Enzo Bianco, anch’egli senatore, ma del Pd. 
“Il principio sancito nella decisione della Corte Costituzionale è ineccepibile – ha commentato – e adesso non ci sono più dubbi né alibi, sul ‘caso Catania’.  Se Stancanelli deciderà di fare il sindaco lo faccia con tutto l’impegno che i problemi, seri, di questa città meritano”.
Molti, invece, coloro che chiedono a Stancanelli di optare per Roma: per l’esponente di Fli a Palazzo degli Elefanti, Puccio La Rosa, la decisione offrirebbe infatti la possibilità alla città di Catania di poter tornare a sperare in un futuro migliore con un diverso sindaco.
“Stancanelli – ha spiegato La Rosa – è stato fino a oggi il sindaco della non decisione e dei pasticci, il ragioniere da contabilità semplice che di fatto ha bloccato lo sviluppo della città. L’invito in questo senso è a di rimanere a Roma”.
“Finalmente – ha sottolineato Giuseppe Berretta, parlamentare democratico – si pone rimedio a una norma irragionevole che ha finora consentito a decine di sindaci di svolgere contemporaneamente anche il ruolo di parlamentari. Il principio affermato dalla Consulta è sacrosanto e fondato sul buonsenso, tanto da sembrare scontato. Ogni sindaco deve amministrare la città che governa a tempo pieno, e vale per tutti, e a maggior ragione per chi governa una  città come Catania, nona in Italia per numero di abitanti ma fra le primissime per quantità e gravità dei problemi che deve affrontare”.
Intanto, la questione arriva, come prevedibile, anche al Senato. È prevista per oggi, infatti, la riunione della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama, durante la quale – nonostante non sia specificamente inserito all’ordine del giorno e ovviamente non riguardi il solo Stancanelli – l’argomento sarà quasi certamente preso in esame.

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