Palermo - Un continuo percorso a ostacoli tra pericolose (e costose!) buche - QdS

Palermo – Un continuo percorso a ostacoli tra pericolose (e costose!) buche

Claudio Di Gesu

Palermo – Un continuo percorso a ostacoli tra pericolose (e costose!) buche

giovedì 17 Novembre 2011

Responsabilità e ritardi nella manutenzione delle strade. Anche le segnalazioni talvolta sono inefficaci. Il Comune ha speso nel 2010 quasi 870 mila € in risarcimenti per danni ai cittadini

PALERMO – Un mondo variegato, quello delle buche a Palermo. C’è la buca generatasi da cedimento del manto stradale, quella che è figlia dell’inefficienza del ripristino da scavo, ma anche quella che si genera per la presenza di gallerie naturali o per rotture improvvise di tubazioni sotterranee. Tutte, hanno però un comune denominatore: sono veramente pericolose! Nel 2010 sono stati spesi dall’amministrazione comunale ben 869.877 euro per risarcimenti a causa delle buche sul manto stradale. Per quest’anno non abbiamo i dati numerici definitivi, ma si prospetta, per le già esangui casse del Comune, un’altra batosta economica. Da sempre, questa città, ha convissuto con un’inefficiente manutenzione delle strade e ancor peggio, quando sono ripristinate, la durata del rifacimento ha breve vita. Sarà perché i lavori sono effettuati in maniera inadeguata? Ma se sono eseguiti al risparmio, perché nessuno controlla tutto ciò?
Domande legittime alle quali vorremmo fossero date risposte adeguate. Spesso ci ritroviamo come cronisti a porre queste domande all’assessore di turno o al responsabile del servizio manutenzioni, le risposte sono sempre le stesse: verificheremo, controlleremo e l’immancabile “stiamo provvedendo”.  In realtà il sentimento di assunzione di responsabilità sembra sia diventato un optional e così quando improvvisamente compare una buca su una strada, non si affronta il problema immediatamente, visto che è in gioco la vita delle persone che vi transitano, ma si segnala con una recinzione precaria, magari non illuminata ma con una bella freccia che indica la direzione da seguire nel caso si arrivasse troppo vicini al pericolo.
Un esempio, purtroppo tangibile, è stato da noi verificato in via Pitrè, nella parte a monte di viale Regione siciliana, un bel vialone che porta all’aeroporto  militare di Boccadifalco. Una buca che a detta degli abitanti della zona si è aperta all’improvviso, a causa della rottura di un grosso tubo sotterraneo per la distribuzione dell’acqua, fa bella mostra al centro della carreggiata. A parte la perdita costante di acqua che si riversa in tutta la strada (la foto lo testimonia) la stessa di sera è poco illuminata, per cui chi la percorre in discesa in tale condizioni di visibilità, si ritrova all’improvviso a ridosso della buca, con l’unica, inevitabile conseguenza, di spostarsi sulla carreggiata opposta. In poche parole o rischi di finire nella buca o contro un automobilista che regolarmente percorre l’altra corsia. La buca è segnalata; come, ha minore importanza, tanto a pagare per eventuali danni a persone o cose, c’è sempre tempo.
 


La Cassazione. C’è sempre la possibilità della “custodia”
 
PALERMO – Fino a qualche  tempo fa, la giurisprudenza riteneva che la responsabilità della Pubblica amministrazione rientrasse nello schema dell’articolo 2043 del Codice civile: il danneggiato, per essere risarcito, doveva provare non solo il danno subìto a causa della non corretta manutenzione della strada ma anche la colpa della Pubblica amministrazione, ossia la mancata diligenza nel controllare lo stato della strada (cosiddetta “teoria di insidia e trabocchetto”). Prova che molte volte si rivelava assai difficile, lasciando il malcapitato privo di ristoro. Oggi la Suprema Corte ha invece cambiato indirizzo, affermando che la norma di riferimento per disciplinare questi casi è l’articolo 2051 del Codice civile che riguarda la responsabilità per le cose in custodia.
La Cassazione ha chiaramente sostenuto che la Pubblica amministrazione ha sempre la possibilità di custodia, per cui non è ammissibile la prova contraria sul punto (Cassazione, 6 luglio 2006, n. 15384).

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