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Dopo Giampilieri, Saponara. Cronache di morti annunciate

Rosario Battiato

Dopo Giampilieri, Saponara. Cronache di morti annunciate

giovedì 24 Novembre 2011

L’alluvione che ha colpito il paesino in provincia di Messina ricorda quanto accaduto il 1° ottobre 2009. Mancanza di piani, di fondi e di interventi: così parte della Sicilia affoga nel fango

SAPONARA (ME) – Duole ammetterlo, ma ancora una volta si tratta di cronache di morti annunciate. La tragedia dei tre cittadini di Saponara, in provincia di Messina, e il rischio concreto di dover disporre con una ordinanza l’evacuazione di 420 persone (220 nel centro del paese e 200 nella frazione di Scarcella) sono l’effetto di concause ampiamente manifeste e conosciute. Il rischio idrogeologico del territorio siciliano, e messinese in particolare, è una realtà assai nota. Eppure a Giampilieri, sede dell’altro dramma dell’ottobre del 2009, ancora si attendono i fondi per la messa in sicurezza del territorio, mentre buona parte dei comuni dell’Isola manca di piani di emergenza aggiornati.
Il 70% del territorio siciliano è a rischio idrogeologico. Qualora non bastassero i dati ufficiali del ministero dell’Ambiente ci sono gli effetti dell’ultimo mezzo secolo. Dal 1960 al 2010 ci sono state 107 vittime in Sicilia,  senza calcolare le ultime del messinese.
In termini economici la situazione è altrettanto preoccupante: negli ultimi due anni i danni causati dalle alluvioni sono costati quasi un miliardo. Senza volersi riferire a tragedie sepolte negli anni, basta semplicemente ricordare gli ultimi due casi con vittime del messinese: Giampilieri nel 2009 e Saponara di questi giorni. Eppure i Comuni non si preoccupano affatto. Secondo il dossier Ecosistema Rischio 2011 Sicilia, al quale hanno risposto appena 62 amministrazioni, pari al 23% dei Comuni considerati a rischio nell’intera regione, si calcolano 42 Comuni che posseggono un Piano di emergenza, pari al 74% delle realtà locali. Ad aggravare il problema c’è la questione dell’aggiornamento del piano negli ultimi due anni, azione compiuta solo dal 56% delle amministrazioni campione dell’indagine. Le responsabilità, tuttavia, vanno estese a tutti livelli, e non solo sul locale. “Il sostanziale azzeramento dei fondi destinati alla prevenzione dal dissesto idrogeologico – ha dichiarato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd – è una polpetta avvelenata che ci ha lasciato in eredità il governo Berlusconi, ma ora è prioritario che il nuovo esecutivo dia un chiaro segnale di cambio di rotta e trovi le risorse per far fronte a questa drammatica emergenza del Paese”.
Nelle settimane scorse il Qds ha dedicato un’inchiesta per sottolineare l’indifferenza nazionale nella distribuzione delle risorse sul rischio idrogeologico, dove l’ultima ordinanza di Protezione civile firmata dall’ex premier Silvio Berlusconi per il finanziamento di 160 milioni di euro era stata bloccata a causa di un errore che non avrebbe permesso alla Regione di spendere i fondi a causa del vincolo al patto di stabilità. “Il blocco dei fondi per il maltempo degli anni scorsi nel messinese -ha spiegato in questi giorni Franco Gabrielli, capo della Protezione civile nazionale – è uno dei tanti frutti avvelenati di una legge che mi sono trovato a contrastare da solo o con poca compagnia”. Il riferimento corre alle legge 10 del 2011, la ‘milleproroghe’, secondo la quale le spese per le emergenze debbano essere autorizzate dal ministero delle Finanze.
Anche la Regione prova a fare qualcosa. “Il Parlamento siciliano – ha spiegato Pier Carmelo Russo, assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità – si appresta ad approvare il disegno di legge sull’utilizzazione dei fondi ex Gescal, destinati ad interventi di edilizia sociale”. In tal senso una parte dei finanziamenti servirà a fronteggiare l’emergenza crolli a Favara, ma sarà proprio l’assessore a proporre  “un emendamento che preveda di destinare queste risorse anche al ripristino delle condizioni abitative nelle zone alluvionate del Messinese”. Le somme attualmente a disposizione si aggirano intorno ai 100 milioni di euro.
Anche Sebastiano Di Betta, neo assessore al Territorio e ambiente, si è detto pronto a intervenire nel pieno dell’emergenza recandosi nei luoghi del disastro, tra cui si annovera anche Barcellona Pozzo di Gotto.
Tutti sono d’accordo: basta con gli interventi ex post. La richiesta giunge anche dal presidente Giorgio Napolitano che ha precisato la necessità “di adeguate e costanti politiche di prevenzione”. L’Anci (Associaziona nazionale comuni italiani) Sicilia, tramite il suo presidente, Giacomo Scala, sottolinea che i “provvedimenti tampone non bastano”, considerando necessaria, ora più che mai, la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico.

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