La Sicilia non copia il modello museale di Bilbao - QdS

La Sicilia non copia il modello museale di Bilbao

Elisa Bonacini

La Sicilia non copia il modello museale di Bilbao

giovedì 16 Febbraio 2012

La città del Nord della Spagna ha costruito intorno al Guggenheim la sua fortuna con una crescita dello 0,5% del Pil dell’intera regione. Tutti i musei di Palermo hanno bisogno di 4 anni per eguagliare i numeri della capitale basca

PALERMO – Una nave di titanio rilucente per esaltare la vocazione marittima della città: questo è il profilo dalle linee spezzate, dai volumi taglienti del Guggenheim Museum di Bilbao. Uno dei massimi esempi di ardite e avveniristiche architetture museali, progettato da Frank O. Gehry, il museo è stato inaugurato ad ottobre 1997 e, da allora, è una delle mete europee più frequentate.
Sorto lungo le rive del fiume Nervión, laddove si trovava un’area industriale dismessa con un cimitero di container e auto, il Guggenheim non è solo un’imponente opera d’acciaio, cristallo, lastre in titanio e pietra calcarea dorata, creata dalla spregiudicatezza geniale d’un architetto, finanziata interamente dal governo basco e dalla deputazione giurisdizionale locale (per una cifra di circa 100 milioni di dollari, equivalente a 160 miliardi di lire) e gestita dall’omonima Fondazione (che, volendo rafforzare la propria posizione in Europa, non ha certo lesinato denaro nella sua gestione artistica e manageriale). Inserito in un grande progetto strategico-operativo di riqualificazione d’una città a vocazione portuale e industriale fino a quel momento priva di qualsiasi attrattiva turistica, il museo è diventato il simbolo di quella riqualificazione, cha da urbana è diventata sociale ed economica.
Bilbao fino a un quindicennio era una città violenta, nella quale la frangia dell’estremismo basco e la tossicodipendenza erano una piaga, la disoccupazione segnava un tasso del 25% e le periferie erano invivibili.
Una città, di circa 350.000 persone, nel giro di qualche anno è stata reinventata: ne è sorto il celebre caso Bilbao e il cosiddetto effetto Guggenheim. Il Guggenheim è l’esempio, forse il più dirompente nella cultura contemporanea, di quanto il “contenitore” prevalga sul “contenuto”; ma è, soprattutto, il massimo esempio di quante esternalità positive sul settore economico e sociale possa l’investimento in cultura, specialmente quando esso sia pianificato “ad arte” e mediaticamente amplificato.
 
La campagna martellante che è seguita alla sua realizzazione (si è calcolato che solo nel 1998 il museo sia stato citato in 8500 articoli, il 60% dei quali internazionali) ha ulteriormente rafforzato il brand della Fondazione e trasformato questo museo in una delle superstar europee da milioni di visitatori e Bilbao, dal nulla, in una nuova e ambita destinazione turistico-culturale. Si va a Bilbao per il Guggenheim, ovvero per l’architettura in sé, non per le sue collezioni permanenti (in realtà in esposizione in minima parte) o per le numerose mostre temporanee che ospita.
Bilbao pre-Guggenheim ricorda, per molti versi, la nostra Palermo e le sue ben note piaghe: violenza, microcriminalità, droga, disoccupazione, periferie abbandonate. Palermo, come l’intera Sicilia, non ha bisogno di creare attrattività culturale dal nulla. La Geografia, col suo clima e i suoi paesaggi, e la Storia, col suo svolgersi di secoli e dominazioni, hanno lasciato ai siciliani tutti un patrimonio immenso e inestimabile: avremmo già le carte in regola per poter ‘vivere’ di questo, eppure ciò non accade.
 

Un impatto sull’economia totale della regione di 817 mln

Il primo anno d’attività si sono registrati 1.360.000 visitatori (media mensile di 113.000), il 79% dei quali giunti a Bilbao per il museo; l’impatto economico è stato di 0,47% sul PIL dell’intera regione basca (280 miliardi di lire) e quello occupazionale diretto di quasi 4.000 posti di lavoro. L’anno seguente i visitatori furono 1.265.000 (87% giunti per il museo). Secondo gli analisti i ricavi fino al 2005 sono stati pari a 18 volte le spese; nel 2005 i soli ricavi diretti (biglietti venduti, profitti ristoranti, caffè e negozi del museo, sponsorizzazioni o eventi) ammontavano a € 26 milioni, quelli indiretti (alberghi, ristoranti, bar, negozi) a € 139 milioni. Superati 10.000.000 di visitatori, nel 2010 si è calcolato un impatto totale sull’economia regionale di € 817 milioni e di 0,5% sull’occupazione dell’intera regione. Il Guggenheim non nemmeno ha risentito della crisi: gli ultimi dati sul 2011 rivelano un incremento di visitatori rispetto al 2010, con numeri che continuano a mantenersi intorno al milione di visitatori annui (per il 2010 956.000 circa, per il 2011 962.000). L’attrattività del museo rimane ancora forte presso gli stranieri (62%), ma è considerato anche un’importante meta regionale (14% dalla regione basca) e nazionale (24% dalle restanti regioni spagnole).

 

 
I dati regionali. 261.000 visitatori per i primi 4 musei di Palermo

Il 2 febbraio il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha pubblicato i dati sulla fruizione del patrimonio culturale regionale nel 2011, segnando ricavi totali pari a € 14.415.667. Il teatro di Taormina, nostra superstar per eccellenza, nel 2011 ha registrato 613.218 visitatori e ricavi per € 3.335.043, la Valle dei Templi 583.465 (€ 3.031.104), il Parco della Neapolis e l’Orecchio di Dionisio a Siracusa 487.567 (€ 2.680.267,50), la Villa del Casale 271.814 (€ 735.949,50, chiusa a febbraio), Segesta 312.387 (€ 1.129.702,50) e Selinunte 254.474 (€ 8 65.473).
Monumenti e musei regionali palermitani insieme (inclusi Abatellis, Salinas, Mirto, Riso) arrivano a un misero totale di 261.026 visitatori (157.168 gratuiti) con un fatturato di € 524.156,5. Ci vogliono 4 annualità per eguagliare i numeri di Bilbao!
Su queste cifre ‘pesano’ enormemente le gratuità. Lo denunciava la UIL a luglio 2010 per il bilancio culturale statale. Un trend decisamente antieconomico, in una situazione di crisi, per quanto legato all’idea dell’accessibilità culturale. Se si fosse deciso di far pagare l’obolo di un euro, nelle casse del nostro Assessorato sarebbero entrati € 1.722.126 in più.

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