Dai Centri per impiego dei riferimenti quasi nulli - QdS

Dai Centri per impiego dei riferimenti quasi nulli

redazione

Dai Centri per impiego dei riferimenti quasi nulli

martedì 28 Febbraio 2012

Sono sempre meno i giovani che fanno affidamento su questi strumenti. Al Sud i Cpi catalizzano solo un under 35 su quattro

PALERMO – Secondo uno studio effettuato da Datagiovani su dati Istat, gli Under 35 disoccupati cercano lavoro sfruttando soprattutto le conoscenze personali o contattando direttamente le aziende. Solo uno su tre si affida ai CPI: inefficaci i servizi attivi ottenuti per trovare un’occupazione.
Erano quasi 1 milione e 200 mila i giovani disoccupati attivamente impegnati nella ricerca di lavoro nel primo semestre 2011. I giovani a caccia di lavoro preferiscono affidarsi al fai da te. Il 79% dei giovani per trovare lavoro si rivolge prevalentemente a parenti, amici o sindacati.  Solamente 3 giovani su 10 si sono rivolti recentemente ai Centri per l’Impiego.
Differenze territoriali marcate tra Nord e Sud. Al Nord è più diffuso rispetto alla media nazionale il canale delle agenzie interinali (36%), al Sud invece queste modalità sono sfruttate molto meno, con i CPI che catalizzano solo un giovane su quattro.
I Centri per l’Impiego non funzionano. Se nel corso della loro “vita di ricerca” del lavoro, il 72% dei giovani italiani ha avuto almeno un contatto coi CPI, ben il 30% è rappresentato da soggetti che da 3 anni non hanno più niente a che fare con essi: sono quasi irrilevanti i giovani che hanno beneficato nell’ultimo anno di azioni attive, quali un’offerta di lavoro, di partecipazione ad un corso di formazione professionale o per ottenere orientamento nel trovare un impiego.
I giovani cercano in larga misura il lavoro dipendente (75%) piuttosto che quello in proprio ma in generale per uno su quattro è indifferente. Solo il 14% cerca lavoro sotto casa, mentre ben il 23% è pronto a muoversi: il 15% in tutto il Paese e l’8% (quasi 85 mila giovani) sarebbero pronti ad emigrare per lavorare. Il guadagno medio desiderato punta più sui 900 che sui mille euro netti al mese, ma quattro su dieci si accontenterebbero anche di meno di 800 euro.

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