Ue, un anno fa le misure contro la crisi - QdS

Ue, un anno fa le misure contro la crisi

Stiben Mesa Paniagua

Ue, un anno fa le misure contro la crisi

lunedì 26 Marzo 2012

Il 24/25 marzo 2011 a Bruxelles i capi di Stato e di governo dell’euro zona approvavano il Patto euro plus. Dodici mesi dopo il Fiscal compact ne affina gli obiettivi per evitare nuovi “casi Grecia”
 

PALERMO – Precisamente un anno fa a Bruxelles i capi di Stato o di governo dell’euro zona, a conclusione di un vertice durato due giorni (24/25 marzo 2011), approvavano un pacchetto globale di misure atte a far uscire dalla crisi gli stati membri dell’Unione europea. L’obiettivo predisposto, in sintesi, era quello di rafforzare la stabilità finanziaria e assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, riuscendo nel contempo a stimolare la competitività e l’occupazione. Le conclusioni del Consiglio indicavano chiaramente la nuova linea da seguire.
Le istituzioni europee hanno avviato da allora una sostanziale revisione del sistema di governance economico dell’Unione, in risposta alla crisi finanziaria cominciata nel 2008. Tutto ciò si inserisce a pieno titolo nella Strategia Europa 2020 per la crescita sostenibile.
Il Patto euro plus, approvato durante il vertice e ratificato al Consiglio di giugno, punta a consolidare ulteriormente il pilastro economico dell’Unione economica e monetaria. L’accordo, esattamente, impegna gli Stati al recepimento nell’ordinamento nazionale delle regole di bilancio definite nel Patto di stabilità e crescita. A dodici mesi di distanza e con lo stato di crisi sempre attuale (anche se l’uscita dal tunnel sembra essere più vicina), ricordiamo cosa prevedeva il documento firmato a Bruxelles.

Risanamento di Bilancio
Il Consiglio europeo – considerando il semestre europeo successivo – indicava come le politiche di bilancio per il 2012 avrebbero dovuto mirare a ripristinare la fiducia, assicurando la sostenibilità del trend del debito e garantendo la riconduzione dei disavanzi al di sotto del 3 per cento del Pil.
A tal fine era necessario, nella maggior parte dei casi, un aggiustamento strutturale su base annua ben superiore allo 0,5 per cento del Pil.
Il risanamento avrebbe dovuto essere accelerato negli Stati membri che versavano in una situazione di forte disavanzo strutturale o di livello del debito pubblico molto alto o in rapida crescita.

Il Patto euro plus

Con il Patto euro plus gli Stati firmatari si impegnavano, in base agli indicatori e ai principi previsti, ad annunciare una serie di azioni concrete da portare a termine nei dodici mesi successivi. Il Patto punta, infatti, principalmente su settori che rientrano nella sfera di competenza nazionale e che sono essenziali per migliorare la competitività e scongiurare squilibri dannosi.

Gli obiettivi stabiliti sono:
-Stimolare la competitività.
-Stimolare l’occupazione.
-Concorrere ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche.
-Rafforzare la stabilità finanziaria.
Il controllo politico sull’attuazione degli impegni e sui progressi verso la realizzazione degli obiettivi politici comuni – secondo quanto descritto nel Patto – era competenza esclusiva dei capi di Stato o di governo della zona euro e dei paesi partecipanti, che lo eserciteranno a cadenza annuale sulla scorta di una relazione della Commissione. Gli Stati membri s’impegnavano, inoltre, a consultare i partner prima di adottare qualsiasi grande riforma economica che possa avere effetti di ricaduta.
 

 
Entro il 2013 il Fiscal compact. Sanzioni per chi supera i limiti
 
PALERMO – Il passato 2 marzo 25 capi di Stato o di Governo dell’Unione europea (solo Regno unito e Repubblica Ceca non l’hanno fatto) hanno firmato il Patto di bilancio, il cosiddetto Fiscal compact, che prende l’eredità del Trattato di Maastricht, affinando i suoi obiettivi. Un accordo che nasce per evitare che accadano nuovi “casi Grecia”.
L’accordo – che dovrà essere ora ratificato da ogni singolo Stato – prevede che l’obbligo del pareggio di bilancio annuale sia inserito nelle Costituzioni degli Stati firmatari. Questo Patto di bilancio sarà fondamentale per costruire l’unione fiscale europea. Un unione fondamentale per mantenere in maniera stabile anche quella monetaria.

Pareggio di bilancio
La prima regola del Fiscal compact riguarda il divieto per il deficit strutturale di superare lo 0,5 per cento del Prodotto interno lordo nel corso di un ciclo economico. A partire dal 2014 tutti gli Stati europei dovranno garantire almeno il pareggio di bilancio. Il deficit da quel momento non potrà superare la soglia stabilita dalla cosiddetta regola d’oro.

Debito
Il Patto mette dei paletti molto rigidi per quanto riguarda il debito pubblico, stabilendo un percorso di riduzione comune. Gli Stati con un debito superiore al 60 per cento del Prodotto interno lordo devono riportarlo a quella soglia. Il debito dovrà scendere ogni anno di 1/20.

Sanzioni
C’è l’introduzione di un meccanismo sanzionatorio automatico nei confronti dei Paesi che non rispettino i parametri relativi al bilancio dello Stato (deficit non superiore 0,5 per cento del Pil). La Corte di Giustizia europea di Lussemburgo potrà imporre una multa fino allo 0,1 per cento del Pil. Nel caso di superamento della soglia del 60 per cento del debito invece si valuterà attraverso il Consiglio di volta in volta ogni eventuale sanzione. L’obbligo sul debito sarà soggetto comunque a deroghe.
Quanto stabilito dal Fiscal Compact dovrebbe entrare in vigore l’1 gennaio del 2013 a condizione che 12 stati contraenti lo abbiano ratificato.
 

 
Armao: “Percorso di risanamento già avviato dalla Regione”
 
PALERMO – Considerando che tutti gli enti locali, così come le regioni, devono e dovranno contribuire al pareggio di bilancio nazionale, è interessante riproporre le parole dell’assessore regionale per l’Economia, Gaetano Armao, a proposito del Fiscal compact.
“Va condiviso anche dalla Sicilia – ha detto Armao, in un comunicato del 13 marzo scorso, riferendosi alle parole di Monti e la Merkel – quanto richiesto dall’appello circa il rafforzamento della convergenza politica europea. Italia e Germania partendo dalla ratifica del Fiscal compact si facciano promotrici di una dichiarazione politica per indirizzare e rafforzare la politica europea in senso federale. È necessario in tal senso che i due Paesi adottino un’azione comune per produrre una Agenda e un Metodo per tale rafforzamento”.
Per quanto riguarda gli effetti sull’economia dell’Isola l’assessore aggiunge: “La Regione siciliana ha avviato un deciso percorso di risanamento, ma col Fiscal compact questa scelta va rafforzata senza tentennamenti, ma puntando sempre e comunque a sostenere lo sviluppo e gli investimenti”.

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