“Ritengo assolutamente necessaria la riforma degli enti locali. Penso ad una legge che possa riequilibrare i poteri e ridare un ruolo ai consigli comunali, in relazione anche agli interventi che faremo sulle Province. Penso anche che in tema di riduzione dei costi potremmo recepire quanto ha previsto il governo Monti, ma ribadisco che sarebbe fondamentale innanzitutto ridare un ruolo ai consigli comunali, perché oggi tra sindaco e consigliere esiste un disequilibrio totale”.
“Ci sarà un grosso lavoro da fare. Penso però che l’Assemblea dovrebbe avere più coraggio e superare le spinte di una certa politica, intesa come lobby, che tenta di lasciare tutto invariato, non comprendendo che vanno ridotti i costi e che va riorganizzato tutto il sistema. Io sono favorevole ai tagli dei costi della politica, ma non sono per l’antipolitica. Ritengo che i comuni rimangano le entità più importanti di un territorio. Penso comunque che bisogna ridimensionare il numero dei consiglieri, ma allo stesso tempo che sia necessario, come ho detto, riequilibrare i poteri del sindaco e del consiglio, fare in modo che siano maggiormente bilanciati i poteri decisionali e di controllo. E, inoltre, dare un ruolo molto più attivo alle commissioni consiliari. L’aspetto importante, comunque, riguarda il livello culturale. La politica oggi è mal vista per i privilegi e gli sprechi che sono stati denunciati, ed è anche vero che spesso emergono storie di persone che non lavorano e sono pagate. Tornando alle Province, queste hanno minori competenze rispetto ai Comuni, eppure fanno riunioni di commissioni, spendono tanto in mille rivoli. Per centrare l’obiettivo della riforma bisognerebbe far capire ad alcuni politici che siamo entrati in un’era completamente diversa, che siamo controllati nel nostro lavoro dai cittadini con la rete internet, da persone che ci chiedono conto del nostro impegno in ogni momento. Io sono stato sempre contrario ai privilegi, mi sembra un fatto scontato. Ma devo anche dire che la politica ha un costo, che è quello dell’impegno dalla mattina alla sera sul territorio, senza ferie, sabati e domeniche. Se vogliamo arrivare ad una svolta, oggi il vero problema è capire chi lavora e chi non lavora. Perché tra i politici ci sono anche persone attive e per bene e non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”.
“Il gruppo Fli è favorevole all’abolizione delle Province. Siamo stati i primi a presentare il disegno di legge poi unificato, secondo prassi, con gli altri presentati. Il nostro provvedimento individua quella che è la norma statutaria, obiettivo da perseguire, cioè la creazione dei consorzi dei comuni che riduce i costi della politica. Le Province hanno un ruolo marginale, potrebbero avere un ruolo importante solo se venissero concepite come enti chiamati a mettere insieme servizi e a razionalizzare i costi. Costi che, comunque, non sono solo delle Province. Anche di questo ci dobbiamo occupare. Abbiamo visto, per esempio, che la nascita delle unioni dei comuni, invece che ridurre le spese della pubblica amministrazione, in alcuni casi le ha aumentate con il proliferare di assunzioni e società”.
“Non boccio totalmente la norma, ma non la promuovo. La definisco un punto di transizione. Secondo me sarebbe stata meglio una distinzione netta tra rete ospedaliera e sanità territoriale”.
“Abbiamo una struttura elefantiaca, che lavora con liturgie incancrenite che solo giovani mentalità potrebbero eliminare. Ma non si possono fare concorsi perché abbiamo un organico ingigantito dal precariato che abbiamo ereditato. E non è facile individuare una soluzione per il futuro di 22 mila persone, occorrerebbero misure per la fuoriuscita. Ho votato le norme per la stabilizzazione pensando ai problemi di tante famiglie, ma deve essere chiaro che le generazioni future pagheranno un costo altissimo a causa di questa pesantissima eredità. Io sono per il merito e vorrei che si mettesse un punto”.
“Eliminare le partecipate, a partire dalla società Sicilia e-servizi. Eliminare la ex tabella H della Finanziaria, lasciando l’erogazione di risorse economiche ad un sistema di valutazione delle eccellenze, da individuare. Intervenire sulla formazione, dove abbiamo soltanto spostato i fondi dal bilancio regionale alle risorse europee. La formazione potrebbe riqualificare il personale precario e far funzionare meglio l’amministrazione”.
“Sull’abrogazione della legge 44/65 e sull’applicazione delle indennità di giunta della Lombardia alla Regione siciliana sono assolutamente contrario. Abbiamo il parlamento più antico del mondo e le nostre specificità statutarie comportano maggiori competenze rispetto ad altre regioni. Sarebbe quindi impossibile paragonare la Sicilia alla Lombardia o ad altre aree del territorio. Sicuramente siamo favorevoli alla riduzione dei deputati da 90 a 70 ed infatti abbiamo votato la modifica dell’articolo dello Statuto che stabilisce il numero dei parlamentari. Aggiungo anche che abbiamo fatto tagli alle spese dell’Ars, per esempio, sulle pensioni e sulle indennità. Parliamo sempre della Lombardia, ma i consiglieri di quella regione hanno un’indennità bassa e ricevono rimborsi spese alti ed esentasse. Bisogna cercare dentro i bilanci i conti veri”.
“Sono d’accordo sui tagli alle consulenze, sulla razionalizzazione delle auto blu, da sostituire con auto non inquinanti. Bisognerebbe anche eliminare le partecipate, ma per ridurre effettivamente la spesa occorrerebbe, a livello nazionale, stabilire i tempi certi di liquidazione di una società. Perché in certi casi sono lunghi e non creano risparmi”.