Cantieri lumaca, bacchettate alla Sicilia - QdS

Cantieri lumaca, bacchettate alla Sicilia

Giuliana Gambuzza

Cantieri lumaca, bacchettate alla Sicilia

mercoledì 09 Maggio 2012

Cattiva gestione dei fondi Por 2000-2006, arriva la conferma da un’indagine della Corte dei Conti iniziata a luglio scorso. Il 91 per cento dei progetti è rimasto sulla carta, mentre fioccano irregolarità e lentezze

PALERMO – Fondi europei spesi poco e male. È questo il quadro tracciato dalla sezione siciliana della Corte dei Conti in relazione alla conclusione del Por 2000-2006 destinato alla regione. Sulla questione viene aperta un’indagine a luglio, una volta emerso che solo l’8,6% dei progetti finanziati con il Programma è stato portato a termine.
Il vero polverone, però, si solleva soltanto a ottobre, quando sei ispettori comunitari arrivati a Palermo riscontrano irregolarità nelle pratiche ammesse alle risorse e lamentano inadeguati accertamenti. Interviene anche il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, che nella relazione presentata il 6 dicembre alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, non esita a definire “grave” il ritardo accumulato dal Sud rispetto agli obiettivi prefissati.
L’istruttoria avviata all’inizio dell’estate ha confermato i sospetti: l’amministrazione, delle somme stanziate dall’Unione Europea per l’isola – 3.857 milioni di euro, su una spesa pubblica totale di 7.585 – è stata inefficiente. A dir poco inefficiente, visto che la Corte ha espresso addirittura “forte preoccupazione” per la notevole quantità di piani rimasti sulla carta, secondo quanto si legge nel comunicato stampa del 3 maggio.
In pratica, nonostante il ricorso massiccio a proposte prese dalla programmazione nazionale, la Sicilia non è riuscita a realizzare quanto stabilito. L’impressione che si ricava dalla lettura della relazione sull’esito dei controlli effettuati dalla Corte dei Conti è che la Regione abbia fatto il passo più lungo della gamba, mettendo in agenda ben 70 linee d’intervento, per cui poi non è stata in grado di spendere in tempo le relative somme.
La gestione di così tante misure, infatti, ha richiesto il coinvolgimento di 18 Dipartimenti regionali e la creazione di un’ottantina di centri di responsabilità; il che ricorda il radicato vizio siciliano di avere più capi che sottoposti. Ma, ironia della sorte, alcuni di questi 77 uffici avevano una “insufficiente dotazione organica”. Né i Dipartimenti sono stati da meno, segnalandosi per “l’approccio settoriale e poco integrato”.
Per non parlare della marea di parametri impiegati (ben 589), che “ha reso estremamente complessa la fase di verifica dei risultati della programmazione”.
A complicare ulteriormente il quadro ci si sono messi pure i ritardi nella concessione delle autorizzazioni, soprattutto in riferimento alle infrastrutture pubbliche, i contenziosi tra le ditte in gara per l’appalto, il fallimento delle vincitrici, gli annullamenti degli espropri e le perizie di variante.
Altro neo è il denaro usato in modo anomalo. Si tratta per lo più di quello erogato nell’ambito di in uno dei quattro fondi strutturali previsti, il Fesr. Le violazioni più diffuse? La presenza di voci che il Por, in base ai suoi obiettivi, non può coprire e il mancato rispetto di procedure e scadenze. Mentre preoccupa l’incidenza delle irregolarità sulla spesa controllata – pari al 9,5%, quasi quindici volte in più che nel Pon Trasporti – una stima che, per giunta, non tiene conto di quelle riscontrare in fase di assegnazione dei lavori.
 


Non tutto è perduto, ma entro novembre andrà corretto il tiro
 
Trasporti e riqualificazione urbana, reti e nodi di servizio, risorse culturali e naturali. Sono questi i settori più colpiti dai ritardi nei lavori, in particolare il primo, dove il 61% della spesa non è approdata al completamento del piano iniziale. Il secondo invece sconta le lentezze legate agli appalti, nonché a vari procedimenti giudiziari e amministrativi che lo hanno interessato. Inoltre, c’è il rischio che il contributo comunitario diminuisca ulteriormente; il monito per il futuro è che si intensifichino sia i controlli sia il recupero delle somme indebitamente percepite dai beneficiari. A questo punto, la domanda è: si può ancora fare qualcosa perché il Por 2000-2006 non sia archiviato come un’altra occasione di sviluppo sprecata dalla nostra isola? Per fortuna, uno spiraglio si apre: la scadenza per i cantieri da chiudere con la parte coperta dalle risorse nazionali è fissata al 30 settembre 2012, mentre quelli che la Commissione Europea ha dichiarato “Grandi progetti” sono stati parzialmente messi a carico del nuovo Por, quello relativo al periodo 2007-2013. Fermo restando che, come da delibera n.123/2012, le amministrazioni interessate hanno tempo fino a novembre per presentare le correzioni adottate in merito a quanto denunciato dal rapporto a firma della Corte dei Conti.

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