Inquinamento, a Milazzo adesso vogliono anche il biomonitoraggio - QdS

Inquinamento, a Milazzo adesso vogliono anche il biomonitoraggio

Rosario Battiato

Inquinamento, a Milazzo adesso vogliono anche il biomonitoraggio

sabato 12 Maggio 2012

Il consigliere comunale Marano: “Si faccia lo studio sull’incidenza dei fumi industriali come a Gela”. Il territorio dichiarato “ad elevato rischio ambientale” 10 anni fa, ma si è fatto poco

MILAZZO (ME) – Gli abitanti delle aree industriali siciliane si stanno svegliando dal torpore dell’ultimo mezzo secolo e adesso pretendono che si analizzi scientificamente l’incidenza dei fumi industriali sulla loro salute. Dopo la diffida del ministero dell’Ambiente nei confronti della raffineria di Milazzo la città è in fermento. Nei giorni scorsi è giunto un nuovo appello del consigliere comunale Giuseppe Marano che ha scritto a diversi soggetti per chiedere un biomonitoraggio sull’area, operazione già effettuata per Gela. Nella querelle è intervenuta anche la Provincia regionale di Messina ribadendo, in un documento ufficiale, la sostanziale sicurezza della raffineria, ma evidenziando al contempo alcune criticità.
Giuseppe Marano ha fatto formale richiesta per ricevere lo stesso trattamento di Gela, un Sin (sito di interesse nazionale) esattamente come Milazzo e il resto del comprensorio del Mela. Nel 2009, l’Organizzazione mondiale della sanità presentò uno studio sull’incidenza dei fumi industriali nell’area nissena. Si trattava di una conferenza dove confluirono il dipartimento Osservatorio epidemiologico della Regione siciliana per i dati di mortalità e di ricovero ospedaliero, i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità per lo studio della coorte dei lavoratori del petrolchimico di Gela per evidenziare le differenze tra lavoratori residenti e non residenti, i ricercatori dell’università di Messina sullo stato socio economico e l’impatto dell’area industriale nella zona e sugli sviluppi ambientali ed occupazionali, inclusa l’emigrazione e le sue variazioni nel tempo, e i ricercatori dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), sotto il coordinamento di Fabrizio Bianchi, che con il supporto del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, effettuarono lo studio di biomonitoraggio umano denominato Sebiomag.
Proprio nell’ambito dello studio Sebiomag, tra luglio 2008 e luglio 2009, sono state analizzate 59 sostanze organiche clorurate, 10 pesticidi e 30 metalli pesanti nel sangue di 262 persone e nelle urine di una parte di esse, delle quali 186 estratte casualmente in modo stratificato per età dalla popolazione di Gela, Niscemi e Butera, dai 20 ai 44 anni.
I risultati hanno dimostrato per i metalli pesanti un profilo di esposizione diffusa ad arsenico che in circa il 20% dei soggetti ha dimostrato “Valori urinari e/o ematici più alti o molto più alti rispetto a quanto osservato in altre indagini su popolazioni non esposte in ambito lavorativo o circostanze accidentali”.
Il comprensorio della Valle del Mela è un “Territorio dichiarato ad elevato rischio ambientale nel 2002 – si legge sul documento di Marano – e che, per il tipo di attività industriali presenti nell’area, si potrebbe supporre che anche i suoi abitanti possano correre gli stessi rischi da esposizione, come in altre aree  ad elevato rischio siciliane”. Proprio a tal proposito la richiesta di condurre lo studio Sebiomag anche nel territorio dell’area industriale peloritana, “Garantendo così ai cittadini residenti – conclude il documento – le stesse tutele e lo stesso diritto alla salute riconosciuto ai residenti in altri territori”.
 

 
Gli ultimi controlli nella raffineria hanno dato esito negativo
 
MESSINA – La Provincia regionale di Messina interviene sul caso raffineria in seguito alle segnalazioni effettuate dal Comune di Milazzo sulle esalazioni provenienti dall’impianto. Niente da segnalare, in termini di odori molesti, in merito al sopralluogo del 16 marzo sulla “Zona di caricazione e movimentazione dei prodotti” e del 21 marzo che ha riguardato le pensiline di carico autobotti e Gpl. L’azienda ha inoltre rassicurato anche sul fronte dei 126 serbatoi di stoccaggio.
L’ultimo sopralluogo in ordine di tempo è stato quello del 22 marzo e ha riguardato il recupero di zolfo, dove è stato rilevato – secondo i tecnici della Regione – l’odore caratteristico presente nell’impianto. L’analisi finale ha precisato che i sopralluoghi non hanno evidenziato, limitatamente ai giorni 16, 21 e 22 marzo e agli impianti controllati, “Elevate concentrazioni di sostanze odorigene” tali da poter generare disagi ai verbalizzanti, e solo per il 22 marzo nel piazzale antistante l’ingresso e nelle immediate vicinanze al complesso industriale si avvertiva un odore molesto tipico di sostanze solforate cui è probabilmente ascrivibile il disagio dei cittadini.

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