“La mia personale attività è iniziata con il padre della patria, Bourghiba, poi è continuata con Ben Alì, e oggi continua con il nuovo Governo. È importante che si riesca a mantenere una continuità nella propria azione. Ciò avviene grazie alla neutralità del funzionario pubblico, perché l’amministrazione deve essere neutrale e deve eseguire le leggi. Non possono esistere rapporti con i partiti e al Ministero degli Esteri esistono dei principi fondamentali e stabili. In questo modo, i diplomatici sono neutrali, e non entrano nel merito di decisioni che spettano al mondo della politica. Esistono dei casi limitati, dove il Governo può scegliere qualche ambasciatore da inserire in Paesi che richiedono un’attenzione particolare. Tuttavia, la gran parte delle nomine è decisa all’interno del Ministero degli Esteri, indipendentemente dalla volontà politica”.
“Durante questi anni di operato, si è ottenuto molto, consolidando le relazioni tra la Sicilia e la Tunisia, in particolare dopo la caduta di Ben Alì. Di recente, è venuto in visita il ministro dell’Agricoltura tunisino a Ragusa ed è rimasto quattro giorni per conoscere la tecnologia in uso nelle serre di quella provincia. È stata una visita molto importante, che si è conclusa con un accordo di cooperazione tra la Tunisia e la provincia di Ragusa”.
“Molti lavoratori che operano nelle serre a Ragusa, sono tunisini e a Ragusa esistono tecniche avanzate per la coltivazione in serra. Non tutto il territorio tunisino è fertile, poiché la parte settentrionale è montagnosa, mentre nel Sud il terreno è desertico. L’unica regione che si presta a questo tipo di attività è quella di Monastir, dove esistono già delle serre, ma la tecnologia è arretrata. Per questo motivo, alcuni nostri giovani imprenditori sono venuti per conoscere le tecniche avanzate della vostra regione per introdurle a Monastir e per migliorare la produzione”.
“In Tunisia, esiste l’azienda agricola che produce tutti i tipi di ortofrutta, ma la cui produzione è condotta in modo arretrato. Ora, oltre al mercato interno, vi è l’apertura ai mercati algerini e libici, per cui la tecnologia più moderna è necessaria per sviluppare la propria produzione interna. Poi, c’è l’industria turistica, che nel 2011 ha registrato una diminuzione del 70% delle presenze, mentre nei primi mesi del 2012 le presenze hanno registrato un 4% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. è stato chiesto ai Paesi europei di non diminuire i flussi turistici così da aiutare la Tunisia, sviluppando l’economia”.
“La Tunisia conta 10 milioni e mezzo di abitanti, ma non è vasto, perché comprende una piccola porzione di deserto, stretto tra la Libia e l’Algeria. Eppure, la Tunisia ha realizzato una rivolta senza aiuti stranieri che non è comparabile alle altre rivolte avvenute negli altri Paesi. I tunisini hanno piacere nell’accogliere i turisti europei che costituiscono motivo di scambi culturali imperdibili. Inoltre, il turismo si sviluppa non solo lungo 1.200 chilometri di costa, dove operano 7 mila alberghi, per lo più a 5 stelle, ma anche all’interno del Paese”.
“La democrazia funziona al cento per cento e nessuno può prendere il potere a scapito degli altri organi. La Tunisia è un Paese presidenziale che non può diventare parlamentare, ma può esistere una forma di Governo per metà parlamentare e per metà presidenziale. Tale forma di Governo vedrebbe il parlamentarismo limitare i poteri del presidenzialismo. Dopo un anno difficile e dei problemi ancora presenti, la Tunisia ha, comunque, superato questo momento critico”.
“È vero che la maggior parte dei parlamentari appartengono al partito islamista di Ennada, però la contrapposizione con Alì era di tipo personale. I seguaci di Ennada, per la maggior parte, sono vicini al Corano, ma non sono estremisti, che restano in minoranza. Ciò è dovuto alla presenza, per più di 15 secoli, di una scuola coranica antica che riduce notevolmente l’influenza delle scuole coraniche straniere. I tunisini non vogliono uno Stato islamico sull’esempio dell’Arabia saudita o dell’Iran. Oggi, perdere la propria libertà a favore di una nuova dittatura è improponibile nel nostro Paese. Il presidente del partito islamista è Gannouchi, un professore di filosofia non islamista di ben altra levatura, per cui la Tunisia è un Paese sicuro”.
“Esistono delle imprese straniere che operano nel campo della manifattura come abbigliamento e scarpe, e aziende che sono occupate nel settore terziario”.
“Ci sono 672 aziende italiane che operano in Tunisia, di cui 35 sono siciliane. Le relazioni economiche tra la vostra Regione e la Tunisia stessa, però, sono aumentate negli ultimi anni del 400%”.
“Sì, il Governo esenta dalle imposte i redditi per 10 anni. Le imprese pagano 200 euro al mese per i dipendenti, senza contributi. Inoltre, il personale è qualificato e costa pochissimo”.
“Esistono circa 19 università che coprono tutta la Tunisia. Oltre a tutto, molti professori insegnano in Qatar, in Libia, in Arabia Saudita, anche grazie alle cooperazione con le Università straniere per tenere conferenze, interventi, oltre che lezioni. Perciò la Tunisia esporta professori, non ne importa”.
“Sì, sono previste delle zone dedicate ciascuna al tipo di azienda che si vuole aprire. Tutto dipende dall’oggetto trattato dall’azienda, perché ogni zona ha la sua specificità. Per esempio, un’azienda che tratta il pesce, non si fa aprire nel deserto, ma in un luogo vicino al mare dove possa operare secondo le sue esigenze. Tutto il territorio è stato suddiviso in aree specifiche dove ciascuna ha la sua destinazione d’uso”.